"Il corvo", di Mario Lodi

UN INNO ALLA DIGNITA’ DELL’UOMO

 

di

ROSALBA SATTA CERIALE

Mario Lodi

In un’Italia nella quale troppi scrivono e pochi, pochissimi autori riescono a stabilire col lettore un "dialogo", si rimane piacevolmente sorpresi quando si ha la fortuna di imbattersi in un libro che lascia dentro la traccia di una carezza .

Personalmente sono convinta che esistono due tipi di scrittori: quelli che ti tengono sveglio, e a lettura finita ti fanno sentire più ricco interiormente, e quelli che conciliano il sonno e che, a lettura "mai finita", sferrano un clamoroso destro da K.O. ai sonniferi.

Io, che non ho mai sofferto d’ insonnia - anche perché gioisco ogni qualvolta riesco a strappare al sonno parte del suo tempo - preferisco i libri "vivi", quelli che respirano e che , perciò, riossigenano il sangue.

E quando il buon libro mi capita tra le mani, sento il bisogno di parlarne, sicura di indirizzare piacevolmente i lettori in attesa , e più esattamente – come in questo caso – i genitori e gli insegnanti che , ad anno scolastico , desiderano acquistare o consigliare un buon libro ai loro ragazzi.

Il titolo? Presto detto : "Il corvo".

L’autore parla della sua esperienza di soldato, dell’incontro-scontro con la realtà della guerra in un’età nella quale si ha solo voglia " di andarmene dove voglio con gli amici e le amiche".

E invece, ad abilitazione magistrale ottenuta, davanti a lui si profila un futuro incerto fatto di attacchi aerei, di incendi, di città bombardate, di violenze, di morte.

Dalle pagine del libro emerge chiaramente l’opinione che l’autore ha dei fautori del "marciare per non marcire", dei profanatori di cervelli: "Teniamo addosso bestie anche più grosse che ci succhiano il sangue, ma la disinfezione a quelle ancora non si fa".

"Quel che distingue Il Corvo da altri libri consimili - si legge nella prefazione – è il rifiuto cosciente a rinunciare al proprio esistere di individuo, ad abbandonarsi alla logica della violenza organizzata, alla "bestia" che con noi cresce ed evolve",

Il libro è perciò un inno alla dignità dell’uomo e , insieme, un piacevolissimo e significativo tuffo nel passato dell’autore-bambino alle prese, fra l’altro , con le tabelline ( che si dovevano studiare a memoria: chi rispondeva esatto e con più sicurezza era premiato con l’ incarico di bagnare il naso a chi aveva sbagliato . Quel dito umido di saliva era schifoso e umiliante) o col presepio della zia Cleofe la quale, dopo aver incaricato il nipote di preparare il presepio, imbarazzata domanda :

"Perché Gesù Bambino l’ hai messo giù della scalinata?"

"In alto c’è il re. L’ ho messo giù perché lui è nato in mezzo ai poveri. Più si va su e più si è lontani da Gesù, no? Chi fa le guerre? Il re. E Gesù non voleva le guerre".

E’ un libro da assaporare. L’autore unisce alla maestria del grande scrittore la sensibilità del poeta.

Il suo nome? Mario Lodi.

(da "L’Ortobene")