Tre libri di Marcello Fois

di

Rosalba Satta Ceriale

 

Ma guarda tu il caso …

Qualcuno ha affermato che il caso è Dio che si nasconde perché non vuole essere riconosciuto. Forse è così. Forse Dio preferisce davvero manifestarsi nella banalità del quotidiano. Nelle piccole cose che, poi, a ben pensare, fanno grande la vita.

Circa un mese addietro decido di regalare una copia del mio ultimo libro di poesie per bambini ad una collega che, ogni qual volta mi incontrava, mi sgridava bonariamente "perché me l’hai promesso ma non arriva mai".

Dopo aver scritto la dedica, metto il libro in borsetta e mi dirigo verso casa sua. Manca il campanello e scorgo, nella veranda, il cane. Non mi sono mai fidata dei cani che non conosco abbastanza, perciò decido di infilare il libro, di poco più di cinquanta pagina, nella buca delle lettere. Il giorno seguente trovo, nella mia buca delle lettere, un libro. E’ il suo dirmi grazie, il suo ricambiare. Autore, Marcello Fois. Titolo, Nella Sardegna non c’è il mare. Leggo la dedica, sorrido per la stima che va e viene, e lo poso nella scrivania già stracolma di altri libri in attesa.

Non ho ancora letto niente di Marcello Fois, penso.

E’ da Michela Murgia che non leggo più autori sardi, mi ripeto.

Quella sera in tv c’è il vuoto pre-estivo.

Afferro il libro di Marcello Fois e scorro le prime righe.

Appena busso alla porta di un romanzo, capisco subito se è preferibile entrare e soffermarsi, o andare via velocemente per poi tornare, forse, un domani.

Questa volta non è necessario che qualcuno apra la porta. Entro e mi siedo. E osservo. E ascolto. E scopro d’essere arrivata a casa mia. Al cortile, al mondo della mia infanzia e non solo. Vado anche in un passato che non conosco. Però tutto mi è familiare. E tutto mi arriva con la carezza di una mano amica.

E’ da paio d’anni che il solo leggere la scritta "Nùgoro", alle porte di una città che ho lasciato oltre trent’anni addietro e che solo ogni tanto rivedo nonostante sia a un tiro di schioppo, mi commuove e mi inorgoglisce insieme. Io che malignamente avevo sempre riso di coloro che – fratelli o amici- motivavano l’attaccamento alla casa dei genitori o al proprio rione con la scusa dei sentimenti. Che sciocchezze!, pensavo.

E invece, eccomi qui, ad assaporare ed emozionarmi anche per la Nuoro, romanzata ma non troppo, di ieri raccontata da Marcello Fois.

Verso le 23 mando un messaggio all’amica Graziella Fois.

Sei sveglia?, scrivo. Ed al suo si, chiamo.

Non prendermi per pazza, premetto.

Devo leggerti alcune pagine scritte da Marcello Fois. Ascolta …

E nel leggere trasmetto il mio incanto . Mi sento come un esploratore che è venuto in possesso, per caso, di qualcosa di prezioso.

Toglimi una curiosità, le domando, ma siete parenti?

Non sapevo,in quel momento, che il legame avrei dovuto cercarlo nella mia parentela. Una sorella di mio nonno materno, Paolino Seddone, si sposa con un Fois. Un loro figlio sarà il padre di Marcello.

Mi viene in mente il giorno in cui, ancora bambina, chiesi a mio padre se eravamo parenti di Sebastiano Satta.

Credo di si, mi rispose. Ma che importanza ha?, aggiunse con un sorriso. Poveri siamo e poveri rimaniamo.

L’importanza ce l’ha, pensai senza dir nulla, per non contraddire quel padre poeta che ho sempre amato più di Dio (e Dio lo sa e ha sempre sorriso).

L’importanza ce l’ha- avrei voluto rispondere- perché a me piace andare a rovistare nel passato, anche col rischio di fare qualche brutto incontro.

E’ un po’ come attaccare le figurine nell’album di una favola. C’è il prima, il durante e il dopo. Il prima …

Termino in due notti la lettura del libro e sento il bisogno di acquistarne un altro.

Il giorno seguente vado da Elisa, in libreria.

Hai qualcosa di Marcello Fois?

E prima che mi risponda, scorgo "Nel tempo di mezzo". L’afferro con l’atteggiamento da ladra , quasi per timore che chi non c’è possa portarmelo via, e lo infilo nella borsetta.

Sai che l’altro ieri parlavo col nipote che è anche suo figlioccio?, mi comunica Elisa.

Che cognome ha?, le domando.

Seddone.

Tutto torna.

Inizio la lettura del libro e lo stupore si ripete.

Io non leggo. Sono all’interno del libro. Vedo non vista le cose, le case, le persone. Vedo quelle nuvole, quel cielo, quei vicoli. Sono ora tra le campagne di Marreri, ora nel Monte Ortobene ed assisto alla posa della statua del Redentore. Vedo, come Mercede, il mare per la prima volta e provo lo stesso stordimento. Sento l’odore del ferro dell’officina di Michele Angelo Chironi, riaperta alla vita. Provo le stesse gioie e soffro per gli stessi terribili lutti. A volte , come Michele Angelo,ho timore di sapere come andrà la storia … ed allora allontano il libro "per dargli il tempo di cambiare idea e non dire quello che sta per dire, qualunque cosa sia".

Dopo Nel tempo di mezzo, ecco Stirpe … che , per logica, sarebbe dovuto arrivare prima. Ma i fatti accadono e le "persone" entrano nella vita di ognuno di noi per motivi spesso misteriosi, all’ora che preferiscono.

"Sarai triste- dice Michele Angelo Chironi al figlio Gavino-. Sentirai addosso il peso dell’Universo come se fossi il solo a reggerlo. Ti sentirai schiacciato dalle responsabilità, eppure dalla sapienza con cui saprai imparare a volgere in bene questo male potrai dichiararti uomo".

Volgere in bene il male …

-E’ una storia inventata,- scrive alla non fine della storia Marcello Fois,- ma anche vera.

Andrò adesso alla ricerca di L’ultima volta che son nato. E poi di Dura madre. E poi..