Marco Josto Agus nasce a Roma il 9 giugno 1978.

Consegue la maturità Classica nel 1997. Completa gli studi in Pittura presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma nel 2002, discutendo la tesi “Poetiche incisioni” (parallelo artistico-letterario tra U. Saba e G. Morandi).
Dal 1995 al 1997 frequenta a Cagliari lo studio del Pittore Luigi De Giovanni perfezionando le tecniche olio ed acquerello.
Contemporaneamente agli studi accademici, frequenta la “Scuola Libera del Nudo, disegno dal vero della modella”. Nell’ambito accademico, si specializza in “Incisione, Acquaforte, Acquatinta e Puntasecca”. Vincitore di Borse di Studio (ADISU) per meriti. Vincitore del Premio “Incisione su ardesia” indetto dal “Comitato Ardesia” di Lavagna (GE). Nel 1998 collabora alla realizzazione delle opere “Visione Onirica”, “Interno Metafisico” e “Giardino degli Ornelli”, nell’ambito di rapporti Artistico-Istituzionali tra l’Accademia di Belle Arti di Roma ed il Comando Carabinieri del Ministero delle Politiche Agricole, ove le opere sono permanentemente collocate. Nel 1997, espone presso la galleria “Mentana” in Firenze; nello stesso anno, promotore del progetto “Pittura, Musica e Poesia”, presenta i suoi lavori presso il castello Orsini in Avezzano. Nell’aprile del 2002 una “Personale” ad Avezzano e in novembre, nella stessa città, partecipa ad una Mostra Collettiva presso la Pro-Loco. Nel 2003/2004 partecipa, invitato dal Comune di Avezzano, su segnalazione del “Comitato Scientifico” preposto alla “Ricognizione dell’arte visiva attualmente espressa nell’area Marsa”, alla Rassegna “Generazioni a confronto”.
Pianista autodidatta; poeta; appassionato studioso di Dostoevskij e profondo conoscitore di Van Gogh (suo è il saggio critico-letterario “affinità artistico-religiose” tra questi due Artisti); autore di “Tesina di Psicologia dell’Arte” e di critiche sull’Arte. Ha svolto servizio civile sostitutivo quale operatore presso l’ANFASS di Avezzano, ove ha esplicato anche attività di sostegno inerenti alle proprie peculiarità artistiche. .
Dal 23 febbraio 2004, accompagnato dalle carezze della madre che lo ha preceduto, percorre la luminosa e fiorita strada dell’Eternità.

 

 

L’eredità di Marco Josto Agus, pittore e poeta

 

Marco Josto Agus

 

 

Ho sempre pensato che niente accade per caso.

Qualcuno ha affermato che spesso il "caso" è Dio che si nasconde perché non vuole essere riconosciuto. Mi piace credere che sia così.

Per caso, dunque, ho avuto occasione di incontrare, per ora solo virtualmente, qualcuno che, come me, ama innaffiare il ricordo delle persone care - che, prima di noi, hanno percorso il sentiero che conduce al cielo - con la pubblicazione, soprattutto via Internet, attraverso i blog e/o i siti, di parte della loro produzione artistica.

In alcuni casi, contribuire a costruire e rafforzare un legame tra chi non c’è più ma ha molto dato e lasciato in dono, e il lettore o il navigatore sconosciuto, diventa un dovere . Permettere che il silenzio possa cancellare o, in qualche modo, rendere meno chiare le orme di coloro che sapevano muoversi nel mondo dell’arte , sarebbe un atto imperdonabile, quasi colpevole. Spetta soprattutto a chi ha avuto il piacere e l’onore di conoscere, di vivere con determinati artisti , ravvivarne il ricordo.

Contribuire a costruire quel ponte ideale che consente la comunicazione anche dopo il "volo terreno", significa non solo porsi dalla parte dell’arte, e quindi del bello, ma consentire che altri possano giovarsene. Possano continuare a stupirsi e, nella magia dell’emozione e dello stupore, sentirsi rinvigorire l’anima. E’ ciò che amo fare con i racconti e le poesie di mio padre e di mio fratello Paolo. E’ ciò che mi piace fare con le poesie e i dipinti di Tonino Ruiu.

Allo stesso modo Beniamino Agus, colonnello in pensione, sardo trapiantato in terra abruzzese, racconta quotidianamente, sempre via Internet, il cammino artistico del figlio Marco Josto, scomparso prematuramente .

Marco Josto Agus , nel momento del distacco terreno, aveva solo ventotto anni ma aveva, al suo attivo, oltre 1500 opere, tra acquerelli, acqueforti, oli, chine, smalti, pastelli.

Aveva frequentato, dopo il Classico, l’Accademia delle belle arti a Roma, vincendo, per tutti i quattro anni accademici, la borsa di studio Adisu per merito.

Marco era – e rimane - un talento naturale .

Di lui, fra le tante recensioni, è stato scritto che aveva " il tocco leggero di un angelo e i colori caldi e luminosi di un artista che sa comunicare emozioni.". Non a caso, nel 2005, gli è stata assegnata, per il grande valore artistico delle sue opere, la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica. Riconoscimento che è andato ad aggiungersi ai tanti altri precedentemente ottenuti.

"Spesso, prima di dipingere- racconta il padre- riempiva la sua anima di note suonando il pianoforte. E anche la sua musica incantava i vicini che , nel pianerottolo, ascoltavano rapiti, in religioso silenzio…".

Le sue mani, sempre sporche di colore, erano capaci di rubare alla primavera i colori più vivi e i profumi nascosti. E’ questa una delle sensazioni che i vari visitatori hanno provato , anche a Cagliari, nell’ammirare le sue tele esposte nell’Antico Caffè.

E a Cagliari il giovane artista frequentò per due anni il pittore Luigi De Giovanni per perfezionare la tecnica dell’acquerello e dell’olio; di quest’ultimo Marco Josto amava- come scriveva nel suo diario- "il colore puro, acceso, in perenne scioglimento…".

E amava la Sardegna, terra di suo padre - e, perciò anche sua,- e della vecchia nonna, con la quale si divertiva a parlare in campidanese per scoprire il sorriso, l’affanno e la soavità di una terra misteriosa e affascinante che poi riportava nelle sue tele, nel tentativo di custodire e difendere gli angoli più belli di una terra unica nei suoi colori, nei suoi profumi, nella sua dignitosa solitudine.

Marco Josto Agus , come tanti pittori, era anche poeta . Ed i suoi versi mettono in luce una sensibilità non comune, una partecipazione totale dettata dalla speranza di un mondo migliore. Diverso. "Ciò che è mancato e manca – amava ripetere – è la rinascita. La costruzione di se stessi attraverso il dolore. A volte mi sento una diga di castoro di fronte alla piena travolgente. Ed il rischio è quello di essere trascinato nel suo vortice…".

Oggi, a distanza di tre anni dal suo addio terreno, Marco Josto Agus continua, grazie all’impegno del padre e dell’ amatissima sorella Alessandra, a parlare con i suoi dipinti e i suoi versi anche attraverso varie iniziative nate già da tempo .

Una per tutte : l’istituzione di un "Centro Studi" a lui dedicato e un premio riservato agli studenti del primo anno di corso di incisione dell’Accademia delle belle arti.

Per dare spazio, voce e respiro al bello.

Per ricordare la bellezza e il valore di un giovane, grande, tenerissimo artista.

 

Rosalba Satta Ceriale

 

 

 

 

 

        

A un angelo 

 

(A Beniamino Agus)

 

 

Muovi il mio passo

 figlio

adesso che il tuo battito

ritrova ,

nel ricordo

il suo respiro.

Cantano i miei mattini

ora che il mio presente

ha il tuo profumo.

Il tuo bel viso è ovunque…

Ovunque c’è un tuo gesto

scritto nelle tue tele,

dipinto nel mio cuore.

Tenero,

il tuo rimpianto,

sussurra e dona

occhi di cielo

e lune di corallo.

 

 Rosalba Satta

 

 

Fermare su un foglio  la gioia immensa d’aver percorso un tratto di strada con un figlio amatissimo e speciale e, contemporaneamente, il dolore immane per il suo volo terreno…non è sempre possibile.

Ma , a volte, come in questo caso,  lo è.

Perché tu, Beniamino, hai saputo e sai raccontare entrambi i sentimenti, dando fiato, respiro e colore soprattutto al cammino “insieme”.

Per questo motivo è stato facile, per me, scrivere in versi la Tua storia d’amore.

 

 Rosalba

 

La poetica avvolgente di Marco Josto Agus

 

"Come un Van Gogh di Sardegna"

 

di Roberto Mura

 

Di lui è rimasto il profumo nell’aria, un profumo che nemmeno un immenso campo di fiori può coprire.

Marco Josto Agus, giovane artista di origine sarda scomparso un anno fa, si compiacerà nel vedere con quanta amorevolezza e devozione sono curate le sue opere.

Oli, acquerelli, smalti, pastelli, chine, sanguigne...

Sono circa millecinquecento i lavori che Marco Josto ha prodotto nel suo percorso, parte dei quali, per tutta la settimana, saranno in mostra all’Antico Caffè di Cagliari.

Catalogheremo ogni traccia del suo passaggio , ogni schizzo, ogni parola. Niente  deve andare perduto”, spiegano il padre Beniamino e la sorella Alessandra.

Completati gli studi di pittura all’Accademia  delle Belle Arti di Roma, Marco Josto Agus ha frequentato per due anni il pittore cagliaritano Luigi De Giovanni, perfezionandosi nell’olio e nell’acquerello.

In parallelo al percorso accademico - che l’ha condotto a specilizzarsi in incisione, acquaforte, acquatinta e puntasecca -, ha coltivato gli studi sulla figura umana, in particolare nella Scuola libera del nudo.

Gli eredi del pittore  metteranno presto in piedi una fondazione a lui dedicata e istituiranno un premio per studenti del primo anno del corso di incisione dell’Accademia di Belle Arti di Sassari e di Roma.

“A prescindere dai profili accademici è la persona che risalta. Era la bellezza interiore attraverso il gesto, la generosità, l’altruismo. Il dio della sua religione era la persona, la dignità umana”, dice il padre mentre si sposta tra le tele firmate dal figlio.

Le opere dell’artista erano spesso omaggi ai suoi maestri preferiti : Van  Gogh per la pittura, Morandi per l’incisione.

Quando doveva dipingere si astraeva, suonava  per ore il pianoforte incantando i vicini. La gente si sedeva fuiri dal pianerottolo ad ascoltarlo”,  ricorda il padre.

Marco Josto credeva nell’arte.

Negli oli amava il colore puro, acceso, in perenne scioglimento; portava nelle sue opere un contributo quasi materico.

Allo stesso tempo viaggiava con la china nella tensione espressionistica.

Poi la forza degli acquerelli, di una torre che domina il mare da un promontorio.

Suoi i nudi schematici dalle cromature essenziali, concepiti con tratto riflessivo e quasi grave, i volti dei letterati e dei filosofi, suoi sacri compagni.

Grande era la sua passione per Dostovskij - come lui credeva che la bellezza avrebbe salvato il mondo-  e per le poesie di Saba.

“Per lui era bello il non convenzionale, il non dogmatico, il non cattedratico”, racconta il padre.

Tra gli amici di Marco Josto, Rossana Ruggiero , che gli ha dedicato la sua recente tesi di laurea  e che lo ricorda così:

“Aveva un sorriso nascosto. Ascoltava, osservava  e assimilava tutto, ma senza giudicare . In ogni momento le sue mani erano sporche di colore, perché non faceva che dipingere. Estroverso, brillante, era luminoso come il sole.”.

Il giovane artista aveva anche un altro amico, forse il più intimo e profondo di tutti. Si chiamava… Vincent Van Gogh.

Nel suo diario  Marco Josto si rivolge a lui continuamente, indirizzandogli poesie, critiche erudite sull’arte, confessioni, evocazioni, impressioni sulla vita:

“Oggi si tende più a valorizzare il pittore moderno, piuttosto che il paesaggista e il ritrattista. Perché? Le cose hanno perso i loro contorni, forse non esistono più uomini che lavorano, faticano e che val la pena ritrarre”, scrive l’artista in una di queste pagina.

Tra le righe c’è la sua vita, di cui raccoglie ogni frammento:

“E’ finita!Il sogno è durato ben poco, si è sgretolato  di fronte alla prima difficoltà.Pittore? Disegnatore? Io? No, non più.”.

Ma la profondità di Marco Josto riesce a spezzare le catene, giungendo alle porte del mondo delle idee:

“L’abisso azzurro sovrasta l’arancio cielo, tutto è invertito e sconnesso, il reale sembra lontano e cede il posto all’ideale, piano piano…”.

C’è una poetica avvolgente in tutta la sua opera, che batte i rintocchi dell’arte come la campana di una cattedrale; come un vento che scompiglia e sprona all’impegno assoluto della conoscenza.

Crescono i giorni,

passano lenti,

inseguendo traguardi inesistenti,

vivono soli con voglie nascoste,

che difficilmente vengono esposte.

Io cerco,

trovo,

perdo e sotterro

tutto ciò che vedo,

tutto ciò che prendo”,

recita una delle sue poesie.

“Marco Josto ha seminato amore ed è cresciuto amore”, confida il padre.

E i frutti che sono nati, oggi pendono dagli alberi…rigogliosi.

 

da "Il gionale di Sardegna" del 19 maggio 2005

 

 

 

 

 

                                 

 

 

Oggi il giovane artista avrebbe compiuto 27 anni

 

Grande successo a Cagliari della mostra di Marco Agus

 

Avezzano. Il tocco leggero dell’ala di un angelo, i colori caldi e luminosi di un artista che sa comunicare emozioni.

Marco Josto Agus, pittore, pianista e appassionato studioso di Dostoevskij, scomparso lo scorso febbraio, avrebbe compiuto 27 anni.

E proprio grazie al suo talento che Marco sarà ricordato per sempre  da chi avrà la fortuna di conoscere le sue opere.

Grande successo ha ottenuto la sua personale all’Antico Caffè di Cagliari, terra d’origine del pittore.

La convinzione di tutti è che per Marco sia solo l’inizio di un fulgido cammino nel mondo dell’arte terrena.

 

(y.f)

(da “il Centro” quotidiano dell’Abruzzo, 9 giugno 2005)

 

 

 

Premio di pittura

 

Al compianto artista Marco Josto Agus la medaglia d’argento

 

di Pierluigi Palladini

Avezzano. Se nel libro della sua esistenza non fosse stata scritta troppo presto la parola fine, ora sicuramente Marco Josto Agus sarebbe fra coloro ai quali questa città tributerebbe gratitudine e riconoscimenti .

Il giovane artista sardo, avezzanese di adozione, ha infatti vinto uno dei più ambiti riconoscimenti in campo artistico.

La grande occasione, alla quale hanno partecipato in suo nome il padre Beniamino e la sorella Alessandra, è stata data dal Premio Internazionale d’arte San Crispino, svoltosi a Porto Sant’Elpidio, nell’emozionante cornice di Villa Baruchello.

Premio che vantava l’alto patronato con assegnazione della medaglia d’argento del Presidente della Repubblica.

Il premio aveva anche riconoscimenti dal Senato, dal Consiglio dei Ministri, dal Ministero dei Beni e attività culturali, di isituzioni ed enti della Repubblica Slovacca, della Regione Marche, della Provincia di Ascoli, dell’Ufficio per l’Italia del Parlamento Europeo,del Central European Initiative sotto la presidenza slovacca e della città di Porto Sant’Elpidio.

A Marco è stato assegnato il massimo riconoscimento: la medaglia d’argento del Presidente della Repubblica, a pieno merito e per l’alto valore delle sue opere pittoriche.

Hanno partecipato 63 artisti, 48 italiani e 15 stranieri.

Le opere di Mrco Josto Agus, peraltro, insieme a quelle di un ristretto numero di artisti, parteciperanno alla rassegna dei Musei e delle Gallerie della Repubblica Slovacca, prevista a Bratislava il prossimo dicembre.

Una soddisfazione e un’emozione incontenibili quelle vissute dal padre e dalla sorella del giovane artista che, in questo modo, possono continuare nell’opera di diffusione e nel ricordo di Marco, della sua sensibilità e della sua cultura.

Contemporaneamente a questo premio, le tavole di Marco Agus sono state esposte a Pontedera per la II rassegna di arti visive "Mostra di San Luca" e lo saranno , dal 3 al 18 dicembre, a Cagliari, presso la Cittadella dei Musei, nella VI edizione di "Confronti Nazionali in Arte".

Sempre a Cagliari, presso l’Antico Caffè, è esposta in permanenza una sua opera.

 

(Da Marsica – Il Tempo- 1 novembre 2005)

 

 

 

 

 

I SARDI NEL MONDO

 

Dal dramma una grande lezione.

 

"Raccoglierò ogni traccia del passaggio di mio figlio"

 

di Anna Piccioni

 

"Mi ha dato una grande lezione . Faccio tutto pensando a lui.".

Solo così Beniamino Agus trova la forza di alzarsi la mattina e affrontare le giornate alla ricerca "del modo per far conoscere mio figlio a chi non ha avuto la fortuna di incontrarlo.".

Cagliaritano, ha lasciato la città nel 1967 per trasferirsi a Roma , colonnello dei Servizi Segreti italiani .

Abituato alla riservatezza per comprensibili ragioni professionali, è poco incline a parlare di sé anche adesso che è in pensione:

"Non c’è molto da raccontare della mia vita. Tutto ha senso solo se posso parlare di Marco Josto. Per lui sposterei l’asse della terra .".

Senza piangersi addosso o arrendersi al dolore, cerca conforto nei ricordi.

Il più straziante, la vitalità del figlio spezzata a 26 anni da un "fanrasma" crudele.

"Il suo è stato un esempio di grande dignità nella sofferenza." Che ha origine nei tormenti adolescenziali e culmina in un gelido parapetto.

"Fino a quel momento è stato un’esplosione di creatività artistica e letteraria della quale nulla va perduto.".

La sua passione per l’arte ha influenzato Marco, il cui gioco preferito fin da piccolo "era sporcarsi le mani con i colori ed esprimere la sua fantasia in vivaci e innocenti acquerelli.".

Il suo talento era nell’aria, manifestato anche nella poesia e nelle musica .

"La sorella prendeva lezioni private di pianoforte e a malapena riusciva a picchiare sulla tastiera. Lui una mattina ha cominciato a suonare Chopin.". Si divertiva a improvvisare anche pezzi di jazz. "Keit Jarret era il suo preferito.".

Appassionato di Dostoevskij "ha cominciato a leggerlo a 16 anni" e, come lui, credeva che la bellezza avrebbe salvato il mondo… "persuaso che la bellezza fosse arte, in tutte le sfumature".

LE LETTERE. "Anche in Van Gogh aveva un costante riferimento artistico e morale. Gli "scriveva" per raccontargli di sua madre, delle sue fatiche quotidiane spesso tramutate in angosce. Ho trovato e conservo le sue lettere, nelle quali poneva mille domande. I dubbi sull’esistenza .".

I comuni "perché" di una vita di follia,quella che aveva portato l’artista olandese al suicidio.".

"Non ho mai avvertito in questo interesse di mio figlio, un presagio.".

IL DIARIO. "Dalle pagine del suo diario si rivolgeva a quello che riteneva l’amico più intimo – proprio Vincent Van Gogh –indirizzandogli poesie, erudite critiche sull’arte, confessioni, evocazioni, impressioni sulla vita.

-Si tende a valorizzare il pittore moderno, piuttosto che il paesaggista o il ritrattista. Perché?, gli chiedeva.

-Le cose hanno perso i loro contorni, forse non esistono più uomini che lavorano, faticano e che val la pena di ritrarre?".

La curiosità e la brama di sapere lo portavano a cimentarsi in ambiti spesso sconosciuti e ne studiava a fondo gli aspetti più indecifrabili.

"Si svegliava in piena notte per liberare i suoi istinti creativi e trovava pace solo dopo ore insonni.".

LA SARDEGNA. Tanti i viaggi nella terra che amava e studiava . "Aveva persino imparato un campidanese maccheronico e scherzava così con la nonna, a Cagliari.". Città questa che lo attirava anche artisticamente. "Nelle estati di tirocinio dal maestro cagliaritano Luigi De Giovanni, aveva ritratto ogni angolo dal suo cavalletto sul Bastione di Sain Remy.".

LE DEDICHE. Non sprecava mai un’occasione, fosse anche una piccola ricorrenza per donare qualcosa di importante. "A una festa del papà mi ha regalato un libro con dedica: "Sperando che dopo la lettura ti convinca che Kant non è quello che hai definito un grande archivista".

Spaziava tra i poeti, storici e filosofi senza pregiudizi culturali o ideologici. "Leggere Nietzsche gli dava lo stesso piacere dell’ammirare un’opera d’arte.". Non per appartenere ma per conoscere.

I COLLOQUI. Nello studio dello psichiatra, alla domanda dove ideologicamente si collocasse, rispondeva : "Può mettermi tranquillamente tra gli anarchici.".

"Sapeva essere ironico, e sapeva perfettamete che Conoscenza è Libertà.".

L’ha dimostrato anche con quella conversazione fitta fitta con la psicologa che gli diceva ; "Tu mi vuoi affascinare.". E lui, serio, : "Non voglio affascinarla, spero solo che lei possa aiutarmi.". Una richiesta non sottovalutata, né dai clinci né dalla famiglia.

AMICI. Il suo modo di essere non passava inosservato. Tante amiche, compagne di scuola e di corso all’Accademia delle Belle Arti di Roma erano sensibili al ragazzo che era. Dal suo metro e novanta non aveva mai guardato nessuno dall’alto in basso . Tutti lo descrivono "una persona dal sorriso misterioso, quel sorriso che ti scava nell’animo, che ti comprende, che condivide e ti sostiene nelle difficoltà.".

"Luminoso come il sole". Lo dice chi ha avuto la fortuna di scrutare i suoi occhi azzurri, sfiorare i suoi capelli biondi, conoscere il suo animo. "Con generosità e altruismo è stato amico di quanti adesso vengono ogni giorno a parlarmi di lui.".

Con i loro racconti lo riportano qui, in questa casa dove la collezione privata di Beniamino Agus è sparita per far posto a oli e acquerelli di Marco Josto: girasoli, nature morte, donne distese.

Il pianoforte in un angolo della sala, la libreria, tanti cassetti ancora chiusi parlano di lui.

"Non ho ancora trovato il coraggio di aprirli. Scavare nei ricordi mi lacera dentro. Gli ultimi anni di mio figlio li ho vissuti ascoltando ogni suo respiro, seguendo ogni suo passo, ogni gesto.". Fino al 28 febbraio di due anni fa.

IL VUOTO. "Quell’ultimo fine settembre l’ha trasorso con una pittrice, conosciuta al reparto psichiatrico. Mi ha chiesto di lasciargli libera la casa. Non mi nascondeva nulla, neppure l’affetto e la comprensione che offriva a questa ragazza che i problemi seri che stava vivendo. Il lunedì mattina ha fatto colazione con la sorella che gli raccontava dei preparativi per il suo compleanno. L’avremmo festeggiato tutti insieme il giorno dopo a Roma; lui era entusiasta, partecipava con suggerimenti e proposte. Non avrebbe mai fatto ad Alessandra il torto di mancare alla sua festa.

Per come l’amava, mai avrebbe rinunciato alla sua gioia di averlo vicino come sempre era stato. Ancor di più da quando era mancata la madre, sei anni prima .

Dopo colazione si è allontanato e mia figlia ha continuato ad organizzare la festa del giorno dopo.".

Nessun sentore di un imminente cambio di programma.

Marco esce di casa accompagnato da una voce insistente che l’ha trascinato fino a quel ponte sospeso nel vuoto.

"Ignaro. Ho aspettato invano il suo rientro.".

In tanti lo hanno atteso.

Anche Carla, quella che Marco aveva amato non corrisposto.

Lei lo considerava un riferimento importante, il suo confidente .

Lo amava "ma non di quell’amore".

Lui aveva accettato la purezza di quel sentimento come un fatto ineluttabile.

"Ma questo non c’entra con quanto è accaduto . Carla è rimasta attaccata al ricordo di lui e ogni giorno viene in questa casa per sentirne la presenza e la dolcezza.

Gli ha dedicato la sua tesi di laurea: "(…)è pensando a te che ho scritto ogni riga, a te che manchi(…).

ORGOGLIO E DOLORE. "Non sono disperato perché mi manca Marco.

Sono addolorato per la sua fatica, per il peso che le sue giovani spalle hanno dovuto sopportare. Avevo implorato il nome di chi avrebbe potuto avere la bacchetta magica, l’avrei pagata con la mia vita stessa. Ma non c’è stata magia.".

Per il colonnello , l’unica ragione di vita insieme ad Alessandra è catalogare tuttodi lui.

"Vogliamo raccogliere ogni opera, ogni scritto, ogni traccia del suo passaggio.".

Orgoglioso della sua "laica e civile sardità", apprezza che a Cagliari alcune importanti libretrie ospitino alcune tele di Marco.

In Castello la Galleria permanente "Colori di Marco Josto Agus" è aperta al pubblico e ai giovani artisti di StiArte di Eboli. "Città, questa , che gli ha intitolato un Premio e ha accolto una sua opera permanente in un antico convento.". L’idea è nata dal profondo legame che unisce la famiglia Agus a queste Genti, "dove anche altri Sardi vivono e si esprimono e dove si è ben tracciato un solco di continuità spirituale, etica e culturale.".

Ad Avezzano, "nostra città adottiva dopo Roma" , nascerà il Centro-studi per la diffusione e lo studio delle opere pittoriche , critiche d’arte e letterarie di Marco Josto.

Tutti i giovani potranno accedervi gratuitamente per studi e ricerche .

Anche a Bratislava hanno esposto i suoi lavori..

"In questo modo mi illudo che lui sia ancora qui, a ricordarmi ogni giormno la sua lezione. Prima che artistica, umana."

 

(Da "L’Unione Sarda" del 19 maggio 2006)

 

                             

 

 

La pittura di Marco Josto Agus a Eboli

 

di

Geremia Paraggio

 

Il coro delle Benedettine sussurra gregoriani, in modo puro, all’unisono, senza svolazzi, ingentiliti dalla delicatezza delle voci.

Sono le suore di clausura – quella addolcita e stemperata di oggi, ma pur sempre clausura – sul matroneo loro riservato nell’auditorium di Santa Maria ad Intra, annesso al Monastero di Sant’Antonio Abate, nel centro storico di Eboli, ove si celebra l’Eucarestia, officiata da Padre Massimo, cappuccino.

In un angolo della mensa una foto ed un mazzo di fiori ricordano a tutti che la celebrazione è in suffraggio di Marco Josto Agus, scomparso, due anni addietro, a ventisei anni, in un incidente d’auto.

"Lo ricordiamo in letizia perché egli ci ha soltanto preceduti alla casa del Padre", ha raccomandato il celebrante che ha letto il Vangelo di Marco, ove si dice che il vino nuovo si mette nell’otre nuova, altrimenti si perde otre e vino.

Marco era nato a Roma, ove aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti conclusa nel 2002, specializzandosi in incisione e frequentandovi anche la "Scuola libera del nudo", per rafforzare la conoscenza del disegno.

Nell’auditorium, affollatissimo, voluta dall’Associazione "SitiArte", presieduta dall’attiva Maria Astone, architetto, è organizzata la mostra di alcune opere di Marco Josto Agus: acquerelli, oli, disegni ed incisioni.

Una incisione, una prova d’artista, realizzata con la rara e complessa tecnica del sale, tirata su carta speciale 50x70, giocando tra azzurro e blu

– vero capolavoro! – è stata regalata da Beniamino ed Alessandra Agus, padre e sorella di Marco, alla città di Eboli e presa in consegna dal Sindaco Martino Melchionda : troverà degna collocazione nell’Aula Consiliare ove sono esposte opere che Carlo Levi regalò ad Eboli.

Dai lavori esposti nella piccola rassegna ebolitana si nota la sicura via dell’arte che Marco percorreva con serenità e determinazione dipingendo fiori con la forza dei vent’anni e l’amore per Van Gogh, e penetrando nell’essenza di paesaggi di cui analizzava colore ed elementi costitutivi.

La pennellata è sicura, già senza pentimenti, rapida, materica, fluida, armoniosa.

Dove sarebbe arrivato Marco con la sua pittura e con le preziose incisioni? E’ una domanda tutt’altro che retorica che mi ruota per la testa mentre mi soffermo a guardare la sua tavolozza, la cassetta dei colori, i pennelli…

Marco, non ti ho conosciuto, ma volentieri ti avrei ascoltato al pianoforte o disquisire di Van Gogh e dei colori della Sardegna, terra che a te appartiene per discendenza e a me per libera elezione. Avremmo trovato perfetta sintonia di sentire e vedere, perché amavamo tante cose che arricchivano entrambi…

Signore, come è difficile comprendere i Tuoi disegni, eppure dobbiamo accettarli col sorriso sulle labbra.

E’ però difficile, credetemi: è difficile per me ed immagino quanto lo sia per altri che a Marco Josto sono legati per vincolo di sangue e d’amore.

 

(da "Il Saggio" , mensile di Cultura del Centro Culturale Studi Storici- Eboli)

 

 

 

 

In sottofondo : " Adagio" , Tommaso Albinoni