I versi di Rosalba Satta Ceriale

 

Se la poesia è entusiasmo

 

Di

Leandro Muoni

 

Rosalba Satta Ceriale è un nome nuovo nell’affollato panorama dei nuovi scrittori di poesia.

La sua prima raccolta, intitolata col semplice appellativo di "Poesie" , è uscita recentemente presso le Arti grafiche Arpef di Nuoro.

E nuorese è la stessa autrice , figlia di un apprezzato poeta dialettale di questa città : Franceschino Satta.

La musa di Rosalba ci viene incontro , nei suoi propositi, già dichiarata in epigrafe dalle pagine iniziali e poi finali del volume : con le parole di Juan Ramon Jimenez, Pablo Neruda, Federico Garcia Lorca. Vale a dire con le voci della poesia come culto, come società e come vita.

In sé e per sé distinte, simili voci si confondono però in un unico accordo: che è quello dell’entusiasmo. Si, possiamo proprio dire che tale sia la vera molla generatrice di questi versi.

Per ricordarsi dell’entusiasmo in rapporto all’espressione poetica, bisogna rievocare le dottrine degli antichi greci e di Platone o, in epoca moderna e romantica, il celebre saggio De l’Allemagne di madame de Stael, che appunto salutava, contro le freddezze della ragione accademica, gli entusiasmi risorgenti del sentimento. Del resto, non è un mistero che l’arte più prossima al nostro tempo, prediliga l’accidia intellettualistica, l’indugio cerebrale davanti alla pagina bianca, dove si affrontano un io svogliato ed un alter io lambiccato : nel migliore dei casi, pio desiderio narcisistico d’ispirazione, per lo più anagramma della sterilità angosciosa. Qualcuno nel campo delle arti musicali , come il mostro sacro Uto Ughi, ha avuto ultimamente l’ardire di denunciare questa inaccettabile verità a proposito delle composizioni contemporanee: si è costretti a fare dei convegni per spiegare l’opera e per avvalorare la sua noia acustica con tanta filosofia volenterosa.

Nel campo dell’attività letteraria , ancora non si è maturi per un pronunciamento così radicale, così "antiprogressivo". O forse la parola riesce ad aggirare in qualche modo l’estremo confine di non ritorno al nulla, al quale si condannano invece sua sponte, gli altri linguaggi artistici. La parola non si rassegna altrettanto categoricamente alla perdita del suo potere di persuasione, non rinuncia del tutto alla retorica , e così gioca a rimpiattino col nulla, riservandosi tuttavia qualche veduta nota, tradizionale, sul retro della casa.

Ma che cosa è dunque questo entusiasmo di Rosalba Satta Ceriale?

E’ la convinzione che l’esistenza abbia un suo valore da comunicare, da insegnare ad amare. Non a caso l’autrice è anche una maestra. E nella prima delle due prefazioni (la seconda e di Giovanni Piga, altro noto poeta in limba nuorese) , Mario Lodi, valoroso uomo di scuola e nome illustre nella didattica d’autore, ci richiama ad una riflessione che sembrava perduta nella sua assoluta disarmante semplicità : "Io credo che la poesia vale se esprime contenuti universali umani: il dolore, l’amore, la solidarietà, la felicità, tutto ciò che esprime in positivo il nostro essere persone consapevole del mistero della vita e della morte .":

Rosalba Satta tenta appunto di esprimere questo senso "in positivo", con una passionalità fiduciosa e sicura -il suo entusiasmo – anche femminilmente giocata. Tutta convertita all’interno. Dove pure s’indovina, dietro alle spalle, una poetica del riflusso, propria di chi ha riversato appunto nella famiglia, nella cellula primitiva ma non per questo angustamente privata, tutto l’ardore di una convinzione rivoluzionaria prima forse più orientata verso il sociale. Sebbene poi, nel tepore domestico e nel nido scolastico, la sua vena cerchi spesso la forma dell’inno : all’amore o alla poesia. La poesia come esperienza mistica del quotidiano, annuncio, dono: "…poi arrivasti tu/ e sentii battere quel cuore/ che credevo perduto."

Così rapiti,stiamo in mezzo ai sentimenti buoni : a quelli che si potrebbero definire del "cuore", ma senza ricatti o doppifondi deamicisiani; semmai con quella vocazione pedagogica più vicina a certi toni da comunità di base e movimento cooperativo, fra un brindisi augurale alla dignità della persona, e la ricerca della propria identità; o quella di Dio.

Poesia ancora come preghiera di bimbo, grammatica della solidarietà umana : "Scomparirà io ho/ tu hai/ egli ha/ e rimarrà soltanto "noi abbiamo"/ che sarà il risultato/ di una diversa e giusta divisione/ che non avrà per resto/ neanche una mano tesa…".

Poesia dinque come "cordiale", tonico e viatico "per le anime stanche". Forse meno come conoscenza, perché si presume che la conoscenza sia già stata formulata in altro luogo e che la poesia , casta ancella , non abbia la funzione che di comunicarla, di parteciparla più che quella di scoprirla. E con essa propagare "l’odore dell’onestà".

Tuttavia, forte dell’ausilio dei tre vati tutelari, Jimenez, Neruda e Lorca

( ovvero l’amore coniugale, il sentimento del sociale, il mistero della vita) Rosalba sembra lanciare la sua modesta ma sincera sfida , e promette tempi duri per gli incomunicabili.

(Da "La Nuova Sardigna del 5 novembre 1986)