CAGLIARI 22 marzo 2003

Manifestazione Associazione Aprile

"Per un mondo solidale"

 

intervento di

Satta Ceriale Rosalba

 

Sono, per natura, un’inguaribile ottimista.

Mi sono sempre sforzata di cercare , di cogliere e, all’occorrenza, valorizzare l’elemento positivo, anche quando non era - e non è - facilissimo proporlo come base di discussione. Testardamente e puntigliosamente sono sempre andata alla ricerca di ciò che unisce… e non di ciò che divide. E continuo a credere che questo voler vedere "le gemme anche sotto il cumulo di foglie secche" - questa ricerca testarda di primavera - sia il modo migliore per affrontare la vita e per non mollare mai. Per esserci…sempre e comunque.

Eppure, ultimamente sono seriamente preoccupata.

Mi preoccupa questa guerra di aggressione voluta, urlata e giustificata dai potenti di turno. Questo vassallaggio. Questo servile signorsì all’assurdo. Questo mercanteggiare a suon di miliardi di dollari - non per risolvere il problema della fame e della sete del mondo - ma per avere un complice in più per meglio attaccare e uccidere.

Mi preoccupa questa arsura di impero. Questo voler far credere- sapendo di raccontare una favola – che la democrazia possa essere importata… e importata a suon di bombe.

 

Mi preoccupano queste alleanze con Stati- vedi il Pakistan, l’Arabia Saudita e la Turchia, - dove i diritti umani sono stati, e sono, quotidianamente calpestati. A pag.114 del libro "Diario di un cattolico errante", Ettore Masina, a proposito della Turchia, così scrive:

" 27 marzo 1995. Il mese che si chiude ha visto i massacri del popolo kurdo ad opera della Turchia, questo meraviglioso paese visitato da migliaia di turisti italiani , i quali non sanno – ma qualcuno finge di non sapere – che le carceri riguargitano di prigionieri politici, che la tortura è pratica normale, che la magistratura è ridotta a finzione." "Ricordate- conclude Masina – come piangevano i nostri televisori quando a massacrare i Kurdi era Saddam?".

Io, forse per l’età, cammino lentamente…

Sono ancora ferma- pensate un po’ - all’Afghanistan. Non riesco- per quanto mi sforzi - a togliere dalla mente il massacro- perché di massacro si è trattato- fatto in nome, non del terrorismo -come fu l’attacco alle torri gemelle-, ma della civiltà.

Non so raccapezzarmi. Non so dare risposte ai miei alunni che mi domandano come sia possibile pensare, dire e confermare d’aver liberato un popolo bombardandolo , e bombardando indiscriminatamente un territorio già martoriato dalle guerre, dalle mine, dalla miseria, dal fanatismo e dalle voglie economiche dei potenti di turno.

Non so spiegare, non so trovare una giustificazione- la più striminzita – alla guerra preventiva. Non so spiegare perché nel vocabolario dei potenti della terra "guerra per il petrolio" corrisponda a "guerra per i diritti umani", perché "imperialismo" sia diventato sinonimo di "democrazia",

perché tra "cittadino" e "suddito" esista solo una differenza di suono e non di significato , perché "vendetta" significhi, all’occorrenza, "giustizia".

Ma ciò che io ed i miei alunni sappiamo con certezza- e sono delle notizie recenti che risalgono al 7 marzo – è che 700 milioni di dollari di medicine ed equipaggiamenti militari non possono "entrare" in Iraq perché bloccati dal comitato delle sanzioni (comitato controllato di fatto dagli USA e dalla Gran Bretagna). "Bloccati- riporto testualmente alcune frasi di Gino Strada – i fili di sutura chirurgici perché gli aghi sono di acciaio; bloccata la trinitrina per cardiopatici perché considerata "a doppio uso". Qualcuno evidentemente – commenta Gino Strada - pensa che con questo medicinale si potrebbe costruire un’arma. Forse con un miliardo di compresse si potrebbe fare un petardo…".

Gino Strada…Mi piace camminare nella sua stessa direzione , averlo come compagno di viaggio.Anche se lui va oltre e fa di più… Perché va là , dove i terroristi uccidono o i signori della "democrazia" bombardano… per tentare di ricucire quegli uomini, quelle donne e quei bambini che i criminali sacrificano o mortificano in nome del fanatismo o della -pensate un po’!- democrazia.

Mi piace camminare con quest’uomo che impreca alla guerra e ai guerrafondai… e che si sente uno sconfitto solo quando il suo bisturi non ce la fa. Quest’uomo che fa semplicemente il suo lavoro con passione, come tutti dovremmo fare.Quest’uomo, non quest’eroe…perché gli eroi portano le stellette e di solito imbracciano un fucile.

Io sono con lui, nella sua folle corsa e nella follia di un sogno.

E sono – ed ero – in mezzo a quella folle folla che nelle piazze del mondo urlava il suo NO alla guerra senza se e senza ma. E lo faceva – e lo fa- in modo pacifico, colorato e determinato. Ed eravamo in tanti e, per evidenti motivi di lavoro, non eravamo tutti.

Sono con tutti quei ragazzi più o meno giovani- ed erano davvero tanti!- che una ventina di giorni addietro erano con me, a Nuoro, a chiedere a Marisa Fugazza- responsabile dei gruppi territoriali Emergency- indicazioni precise per far funzionare anche in Barbagia il gruppo nato l’altro ieri , ma che ha già un obiettivo preciso: raccogliere le firme su un testo di legge di iniziativa popolare che comprende norme precise per l’attuazione del principio del ripudio della guerra. Da quell’incontro, anche in Barbagia , si lavorerà per far conoscere- e diffondere- le modalità di lavoro e gli interventi umanitari nei confronti delle vittime civili delle guerre , e i progetti di sensibilizzazione e di educazione alla pace. Oggi lo faremo con più forza e determinazione.

Eravamo in tanti quel 28 febbraio a parlare di sentimenti puliti e a mettere a disposizione la nostra voglia di fare.Sono certa che saremo sempre di più, perché quel giorno ho sentito , forte, la voglia di esserci per costruire PER l’uomo e non CONTRO l’umanità.

Mi piace concludere con una significativa frase di Tacito , speditami via Internet da Mara, un’ amica che fa parte del gruppo di Emergency di Nuoro: "…e dove fanno il deserto, la chiamano pace".