Lettera aperta al Ministro Moratti

 

La scuola delle tre P

Gentile Ministro Moratti,

dopo trentasette anni di insegnamento nelle scuole elementari, giunta all’età pensionabile, guardo la scuola attuale – la Sua scuola - e provo uno scoramento che fa male , innanzi tutto, all’anima . Si prepara un futuro che, se non verrà cambiata direzione, sarà tutt’altro che roseo. Triste. Perché triste è la Sua scuola . La scuola delle tre I : informatica, inglese, impresa. Già il termine "impresa" è un delirio , qualunque significato si intenda attribuire alla parola. Tutto fa pensare ad una scuola che , più che invitare gli alunni a portar fuori la creatività , piuttosto che far emergere e rafforzare le potenzialità individuali , mira alla formazione di un cittadino sensibile non tanto alla cultura ma alla produzione o allo scambio di beni e servizi. Che poi sappia esprimersi , oralmente e per iscritto , in lingua italiana , sia capace di stupirsi nell’ascoltare quella musica che Lei desidera eliminare , e di sorridere e/o emozionarsi nel leggere e gustare le poesie di Rodari , Piumini , Neruda , Montale è del tutto secondario.

Io, invece, ho sempre visto ieri , e continuo a vedere per gli alunni di oggi e di domani – a dispetto della Sua riforma - la scuola delle tre P : partecipazione, poesia, pace.

In fondo è quella scuola che da sempre , io e coloro che hanno imparato a far volare il cuore , abbiamo tentato di costruire . Una scuola che sia un invito a prendere, a condividere, a dare . Un luogo nel quale sia bello ritrovarsi ogni mattina per percorrere insieme, in maniera serena, un tratto di strada in più . Quel tratto di strada che insegna , senza occhiali, a vedere meglio, a sentire i silenzi, a stupirsi. E, all’occorrenza, ad indignarsi … per tentare di cambiare quello che non va, quello che separa dagli ultimi, che rende circoscritti , indifferenti , lontani, assenti. In sintesi, vuoti.

La scuola della partecipazione vera – quella della mente e del cuore per intenderci - nella quale tutti camminano in vista di un obiettivo comune, è la sola scuola che può avere un senso, che lascia una traccia profonda, che ci rende migliori perché consapevoli . Capaci, cioè, di vedere , di realizzare e , all’occorrenza, di scegliere . Di impegnarsi sempre e comunque … anche e soprattutto quando ciò che accade nel mondo irrompe nella nostra vita come un macigno. Oggi più di ieri - e Lei Ministro, non può non saperlo - è necessario, urgente, parlare di sentimenti, di emozioni , di stupore . Di pace : oggi più di ieri.

"Parliamo di pace – scrive Terzani nel suo "Lettere contro la guerra" -, introduciamo una cultura di pace nell’educazione dei giovani. Educhiamo i figli ad essere onesti, non furbi. Facciamo quello che è giusto, invece di quel che ci conviene.".

Tutto ciò può prendere il via, crescere e irrobustirsi nella scuola delle tre I , nella scuola che Lei ci ha indicato e che ha così bene caratterizzato? Determinate scelte indicano determinati obiettivi, che sono "altro" da ciò in cui io – e non solo io! - credo.

Ancora . Invece di sentire l’urgenza di parlare con enfasi della lingua inglese da insegnare fin dalla prima elementare – o come Lei preferisce, fin dal primo anno della "scuola primaria" – perché non sentire la necessità di sollecitare un "ritorno" alla lingua italiana , per insegnare l’ etimologia delle parole ? Mi creda : la confusione regna sovrana . Diventa sempre più difficile comunicare . Non ci si intende più. Non capiamo più quale sia il significato delle parole "diritto" e "privilegio", non distinguiamo più la differenza tra "diversità" e "disuguaglianza" , ci confondiamo quando parliamo del significato delle parole "guerra" e "pace", sembrano sinonimi le parole "elemosina" e "solidarietà".

In tutta la mia carriera scolastica non ricordo d’aver mai bocciato nessuno. E non perché abbia confuso la scuola con un istituto di beneficenza ; so bene che è più umiliante promuovere un alunno avendogli dato poco , che fermarlo per dargli

tempo . Il fatto è che - sarà anche per quell’entusiasmo che non mi ha mai abbandonato - perfino gli alunni meno veloci sono stati capaci di percorrere , in maniera serena, spesso gioiosa, quel tratto di strada in più , necessario per stare nel gruppo .

Oggi , però, mi permetto di dare un non sufficiente a Lei Ministro. E non lo faccio , mi creda, col sorriso . Lei , tra un computer – il cui impiego è certo importante e che tutti i ragazzi possiedono e sanno spesso utilizzare meglio degli insegnanti – e una piccola biblioteca per classe , ha scelto il computer . La trovo una scelta infelice… così come è infelice la figura del tutor e le mille altre incombenze che ha saputo inventare in questa "nuova" scuola ricca solo di confusione e amarezza . Una nuova scuola che già non sorride più.

Mi dispiace che Lei non abbia saputo vedere oltre , che non ci abbia teso una mano per sollecitarci a dare una mano al mondo , per incidere davvero . Per sentirci non vincenti, ma migliori.

Mi dispiace , e non poco, che non abbia saputo emozionarci…

Cordialmente.