La favola di Cecilia Strada.

 

Una mia cara amica, che va per i sette anni ed è la regina delle domande strampalate, mi ha chiesto un giorno " MA che cosa vuol dire diritti umani?".

Sono abituata a rispondere più o meno prontamente a cose del tipo "come nascono le banane?", oppure "Ma la cenere di sigaretta è più leggera di un topo?".

Quella domanda, invece, mi ha creato qualche problema.

La definizione del vocabolario è precisa , ma i contenuti reali dei diritti umani sono tutti da definire. Molto spesso chiamiamo diritti quelli che, in realtà, sono nostri privilegi.

Così è nata l’idea di questa favola, che vuole parlare ai bambini e non solo.

A bambini, che esplorano il mondo con uno sguardo curioso, e che molto spesso – più che non gli adulti – sanno andare dritti all’essenziale delle cose.

Ai "grandi" che non vogliono perdere quello sguardo, e che continuano a farsi domande, perché niente è scontato, e il mondo è tutto da costruire…

Cecilia Strada

Con questo spirito è entrata nelle nostre classi la favola di Cecilia. Favola che vi proponiamo e che gli alunni di prima e seconda hanno, man mano, illustrato rifacendosi ai bellissimi disegni di Michela Petoletti .

 

IL MAGO LINGUAGGIO E LE PAROLE A CAPOCCHIA

 

C’era una volta un pianeta chiamato Terra. Si chiamava Terra anche se, a dire il ero, c’era più acqua che terra su quel pianeta.

      

Alessandro Mereu

classe prima

Lorenzo Marongiu

classe prima

                                                        

Gli abitanti della Terra, infatti, usavano le parole in modo un po’ bislacco.Prendete le automobili, per esempio. Quel coso rotondo che si usa per guidare, loro lo chiamavano "volante", anche se le macchine non volano affatto! Non sarebbe più logico chiamarlo "guidante", oppure "girante" , visto che serve per girare?

Anche sulle cose importanti si faceva spesso molta confusione. Si parlava spesso di "diritti": il diritto all’istruzione per esempio significava che tutti i bambini avrebbero potuto (e dovuto!) andare a scuola.

Il diritto alla salute poi, avrebbe dovuto significare che chiunque, ferito, oppure malato, doveva avere la possibilità di andare in ospedale.

Ma per chi viveva in un paese senza scuole , oppure a causa della guerra non poteva uscire di casa, oppure chi non aveva i soldi per pagare l’ospedale ( e questo, nei paesi poveri, è più la regola che l’eccezione ) , questi diritti erano in realtà dei rovesci : non valevano un fico secco.

Stefano

classe terza

Alessandro

classe prima

 

Siccome non valevano per tutti ma solo per chi se li poteva permettere , queste cose non erano diritti : erano diventati privilegi, e cioè vantaggi particolari riservati a pochi…

A volte, addirittura , i potenti della terra chiamavano "operazione di pace" quella che , in realtà, era un’operazione di guerra: dicevano proprio il contrario di quello che in realtà intendevano.

E poi, sulla Terra, non c’era più accordo fra gli uomini sui significati : per alcuni ricchezza significava avere diecimila miliardi, per altri voleva dire avere almeno una patata da mangiare.

Elisabetta

classe seconda

 

 

Quanta confusione! Tanta confusione che un giorno il Mago Linguaggio non ne potè più.

Ciro

classe seconda

 

Linguaggio era un mago potentissimo, che tanto tempo prima aveva inventato le parole e le aveva regalate agli uomini.

All’inizio c’era stata un po’ di confusione perché gli uomini non sapevano come usarle, e se uno diceva carciofo, l’altro pensare al canguro, e se uno diceva spaghetti l’altro intendeva gorilla, e al ristorante non ci si capiva mai.

Allora il mago Linguaggio appiccicò ad ogni parola un significato preciso, cosicché le parole volessero dire sempre la stessa cosa, e per tutti.

Martina

classe prima

 

Da allora il carciofo è sempre stato un ortaggio e il gorilla un animale peloso, e non c’era più il rischio di trovarsi per sbaglio nel piatto un grosso animale peloso, con il suo testone coperto da sugo di pomodoro.

Filippo

classe seconda

Questo lavoro , di dare alle parole un significato preciso, era costato al mago Linguaggio un bel po’ di fatica.

Adesso, vedendo che gli uomini se ne infischiavano del suo lavoro, e continuavano ad usarle a capocchia, decise di dare loro una lezione.

"Le parole sono importanti – amava dire -, se si cambiano le parole si cambia anche il mondo, e poi non ci si capisce più niente .".

Una notte, dunque, si mise a scombinare un po’ le cose, spostando una sillaba qui, una là, mescolando vocali e consonanti, anagrammando i nomi. Alla mattina, infatti, non ci si capiva più niente.

A tutti gli alberghi di una grande città aveva rubato la lettera gi e la lettera acca, ed erano diventati…alberi! Decine e decine di enormi alberi, con sopra letti e comodini e frigobar, e i clienti stupitissimi che per scendere dovevano usare le liane come Tartan.

Giulia

classe prima

Salvatore Perino

classe prima

Alle macchine aveva rubato una enne, facendole diventare macchie, e chi cercava la propria automobile trovava soltanto una grossa chiazza colorata parcheggiata in strada.

Alle torte, invece, aveva aggiunto una esse, ed erano diventate tutte … storte, e cadevano per terra prima che i bambini se le potessero mangiare. Erano talmente storte che non erano più buone nemmeno per essere tirate in faccia.

Debora

classe seconda

Rossella

classe seconda

Salvatore Perino

classe prima

 

 

Nelle scuole si era divertito ad anagrammare, al momento dell’appello, la parola presente, e se prima gli alunni erano tutti presenti, ora erano tutti assenti, e le maestre scappavano via terrorizzate.

Erika

classe prima

 

Poi si era tolto uno sfizio personale : aveva eliminato del tutto la parola guerra, che aveva inventato per sbaglio, e non gli era piaciuta.

Così un grande capo della terra, che in quel momento stava per dichiarare guerra, dovette interrompersi a metà della frase, e non se ne fece nulla.

Inoltre aveva trasformato i cannoni in cannoli, siciliani naturalmente, e chi stava combattendo si ritrovò tutto coperto di ricotta e canditi.

Elisabetta

classe prima

 

Salvatore Perino

classe prima

 

Andò avanti così per alcuni giorni, con le scarpe che diventavano carpe e nuotavano via,

Roberto

classe seconda

 

i mattoni che diventano gattoni e le case si mettevano a miagolare,

Nicolas

classe prima

il pane che si trasformava in un cane e morsicava chi lo voleva mangiare.

Quanta confusione! Troppa confusione e gli uomini non ne potevano più.

Mandarono quindi una loro delegazione,

Beatrice

classe prima

Giulia

classe prima

a chiedere che rimettesse a posto le parole, e con loro il mondo.

"E va bene – disse Linguaggio – ma solo ad una condizione : che cominciate ad usare le parole con il loro giusto significato.

I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti altrimenti chiamateli privilegi. Uguaglianza deve significare davvero che tutti sono uguali, e non che alcuni sono più uguali di altri. E per quanto riguarda la guerra…".

"Per quanto riguarda la guerra – lo interruppero gli uomini – ci abbiamo pensato…Tienitela pure, è una parola di cui vogliamo fare a meno .".

Cecilia Strada

Martina

classe prima

Momenti di vita scolastica. Gli alunni illustrano la favola di Cecilia...