Pensieri in pensione.

 

 

L’andare in pensione dovrebbe essere per tutti - per me lo è stato e lo è- un momento importante .

Bello.

Volendo utilizzare una similitudine , direi che "andare in pensione è come sposarsi".

Col tempo, naturalmente. Col quale si riesce a stabilire, per la prima volta, un rapporto…di parità.

Non è più il tempo a dominare il quotidiano, a condizionarci, a costringerci a correre anche quando il respiro ci manca e vorremmo andare più piano.

Riprendendo , e facendo riferimento al vecchio detto indiano – del quale parla Terzani in uno dei suoi stupendi libri – del "Voi avete l’orologio, noi il tempo", l’andare in pensione consente – o dovrebbe consentire – quando ci si arriva in salute, l’abbandono dell’orologio e la conquista del tempo .

E’ una sensazione inebriante.

Si impara, con la giusta lentezza, a ri-vedere e ri-valutare ciò che prima veniva considerato ovvio, scontato.

Si impara a cogliere le sfumature.

Ci si ri-appropria dello stupore infantile.

In sentesi : si ri-nasce.

Il tempo, diventato amico e non più avversario, ci concede – come un diritto – la possibilità di porre mano e mente al non fatto prima, al sempre rimandato.

Le cose accatastate sono, per troppi, inevitabilmente tante .

Le mie lo erano.

Adesso che guardo il mio mondo con occhi particolarmente riposati e sereni … vedo una marea di libri in attesa da sempre .

Ricordo d’aver pensato, anni addietro, che sarebbe servita un’altra vita per leggerli tutti .

L’altra vita è iniziata il primo settembre di due anni fa, senza ticchettii e suoni di campane e… campanelle.

Ho salutato gli alunni con l’entusiasmo del primo giorno e questo mi consente di non avere rimpianti . Il viaggio, insieme a loro, è durato oltre trentacinque anni, ed è stato incredibilmente appagante.

Ho dato molto ma ho ricevuto di più.

La bellezza del mio lavoro, scelto quasi per caso, l’ho sempre vista tutta , perfino nelle mezze tinte . E tutto ciò ha sempre reso il risveglio rassicurante.

Ma correvo con l’orologio in mano…per riuscire a fare le mille cose che il mio "ruolo" di madre, di insegnante, di moglie, di cittadina richiedeva.

Oggi il respiro ed il passo hanno un altro ritmo.

Una musicalità nuova.

Oggi mi muovo, nel mio mondo, per andare incontro alle cose e non più per essere, da loro, sommersa.

Quanti libri, ora, tra le mie mani…

Ed ora sento , chiaro e invitante, il richiamo.

E quanti nastri e quanti CD mai assaporati come-si-deve ; ascoltati quasi sempre distrattamente …perché mi pareva tempo rubato ad altro . Il pensiero infatti andava, contemporaneamente, ai figli da crescere, al pranzo- cena da preparare , agli impegni di lavoro , alle scadenze da ricordare , alla casa da riordinare , al giorno dopo da programmare…

Questa mattina , dunque, con l’ inebriante consapevolezza di avere in mano le chiavi del tempo, ho assaporato , uno dopo l’altro, Battiato, Guccini, De Andrè, De Gregori.

E poi – dulcis in fundo - Pierangelo Bertoli.

E’ incredibile come canzoni ascoltate e amate da sempre , ri-acquistino vigore, , e siano capaci – quando i testi raccontano tematiche importanti – di dare forza alle idee e senso e spessore ai sogni-speranze di ieri e di oggi.

Questa mattina ritornavo in maniera insistente a "Valzer lento" di Bertoli.

Il coinvolgimento era simile a quello che si prova davanti ad un’opera d’arte che prende l’anima e il cuore .

Scritta anni addietro, la canzone è bellissima . E di un’attualità sconcertante.

Che non può non far pensare al momento storico che stiamo vivendo.

Alcune strofe:

"Soldato ignoto/ che riposi nell’ Afganistan,/ in Palestina, /tra i silenzi dei boschi in Vietnam,/dentro ai Balcani /nelle antiche città dell’Iraq,/ per interesse che cuore non ha/ l’alba non ti sveglierà…

E ancora : "Dopo la sporca guerra/ dopo che il mondo tremò…".

"Dopo che il mondo tremò…".

Il riferimento alla seconda guerra mondiale, è evidente.

Così come è evidente, nei versi più sopra, il richiamo alle varie guerre che hanno insanguinato e continuano ad insanguinare la terra.

Questa mattina ,ed anche adesso che scrivo, avevo ed ho tanto tempo per cullare il pensiero.

Continuo a domandarmi senza trovare una risposta convincente: Come è possibile che a evidenziare i fatti siano soprattutto i cantanti impegnati ( il riferimento a Bertoli, Guccini, a Paoli, a De Andrè viene da sé), i vignettisti e i comici … che si tenta, in un modo o in altro, di oscurare , quando non li si accusa apertamente di terrorismo?

Come è possibile continuare testardamente a credere - proprio "dopo la sporca guerra e dopo che il mondo tremò"- che si debba e si possa ANCORA, nel terzo millennio!, utilizzare la guerra per risolvere le controversie internazionali ?

Come è possibile , oggi, continuare a calpestare il diritto in nome del diritto?

Come è possibile continuare ad investire cifre incredibili nell’industria bellica, quando il denaro potrebbe essere utilizzato per risolvere definitivamente il problema della fame e della sete nel mondo ?

Come è possibile continuare ad uccidere civili innocenti in nome e per conto di una strana idea di democrazia e libertà , concedendo , in tal modo, uno spazio sempre maggiore al terrorismo e rafforzando fanatismi e isterismi di massa ?

Come è possibile che, invece di costruire i ponti che uniscono, si bombardino?

Come è possibile, oggi, costruire muri che separano?

Che senso ha parlare di guerre preventive?

"La teoria della violenza preventiva – scriveva oltre trent’anni addietro Primo Levi nel suo "I sommersi e i salvati" – non è accettabile : dalla violenza non nasce che violenza, in una pendolarità che si esalta nel tempo invece di smorzarsi.".

"E’ stato oscenamento detto- scrive sempre Levi - che di un conflitto c’è bisogno: che il genere umano non ne può fare a meno. E anche stato detto che i conflitti locali, le violenze in strada, in fabbrica, negli stadi, sono un equivalente della guerra generalizzata, e che ce ne preservano, come il "piccolo male", l’equivalente epilettico, preserva dal grande male. E’ stato osservato che mai in Europa erano trascorsi quarant’anni senza guerre: una pace europea così lunga sarebbe un’anomalia storica. Sono argomenti capziosi e sospetti. Satana non è necessario : di guerre e violenze non c’è bisogno, in nessun caso. Non esistono problemi che non possano essere risolti intorno a un tavolo, purché ci sia volontà buona e fiducia reciproca.".

Sono in pensione ed ho in mano la chiave del tempo.

Ho posato lo sguardo sui tanti CD e sui tanti libri che, come quelli di Primo Levi, respirano.

Li ascolterò e li leggerò con la giusta lentezza.

Per dare senso al risveglio.

Per rinvigorire la speranza.

Per dare spazio ai sogni.

 

Rosalba Satta