"L’albero delle lune"

 

Recentemente pare dominare, a livello editoriale, l’erotismo "che ha trasformato molti autori – come scrive Saviane nel suo "Voglia di rissa"- in romanzieri della mutanda alla ricerca ossessiva di lettori con qualsiasi mezzo.".

"E questi pornografomani – continua sempre Saviane- a colloquio gastrointestinale col loro ombelico, sono in tutte le librerie.".

Ma il buon libro, nonostante tutto, prima o poi capita tra le mani.

E’ il caso de "L’albero delle lune" di Pina Vicario.

L’autrice, poetessa-scrittrice- vincitrice , fra l’altro , del prestigioso Premio internazionale Firenze- con una sensibilità squisitamente femminile, dà vita ad una dolcissima storia d’amore- che apre e chiude il libro – sapientemente condita di riflessioni e riferimenti tali da evitare la caduta nella banalità del romanzetto rosa, strappalacrime, dello stile "anche i ricchi piangono".

La Vicario prende per mano il lettore e lo invita , attraverso le riflessioni della protagonista Sonia, a riflettere, a interrogarsi, a guardarsi dentro e vedere fuori, al di là del proprio orizzonte individuale.

La storia d’amore che unisce Sonia ed Alessandro ( i protagonisti principali) domina apparentemente la scena. Ad emergere, a irradiare luce, a parte le riflessioni di Sonia- che altro non sono che continui dialoghi con se stessa nel tentativo di comprendere gli altri – dei personaggi secondari che entrano ed escono dal romanzo in punta di piedi e che , malgrado ciò , lasciano una traccia visibile E’ il caso, ad esempio, del marito di Agata (la governante di Sonia), operaio in una fabbrica, che vive e soffre la condizione dello sfruttato che si ribella, e che perciò rivolge il suo indice accusatore non solo contro i "grandi cervelli" ma anche contro i sindacati che "hanno deluso ogni aspettativa. Fanno promesse che non mantengono e che perciò si trasformano in delusioni.".

L’alluvione di Firenze del ’66 è descritta e rivissuta con la significativa intensità dei suoni, colori, umori di chi ha vissuto in prima persona l’ira dell’Arno("…un brivido di paura correva lungo la schiena e faceva aggricciare la pelle. Era il timore della sciagura universale che si tramutava in angoscia.").

Altro personaggio di un certo interesse è Medina, la ragazza somala amica di Sonia, che offre l’occasione all’autrice di affrontare lo spinoso problema del razzismo ("La storia dello zio Tom non è ancora finita. Ha cambiato aspetto, si è fatta più sottile, più subdola…"), della poligamia ("In Somalia soffriamo noi donne, mentre in Italia sono i figli a pagare le conseguenze di una separazione della coppia."),e della infibulazione ("In effetti questo intervento è privo di necessità biologiche. E’ una tortura che spesso causa infezioni mortali.").

Viene anche affrontato il delicato problema dell’aborto con riflessioni del tipo: "Io ascolto i pianto del mio ventre…", e dell’alcolismo: "Non sono i problemi che inducono un individuo all’alcol. Se così fosse il mondo sarebbe pieno di ubriachi. Ci si rifugia nell’alcol o nei paradisi della droga, per mancanza di risorse spirituali, per mancanza di interiorità. Cerchiamo di sfuggire i problemi che ci affliggono senza opporre resistenza, senza la dignità della lotta. Ci si oppone all’angoscia con un angoscia che può portare all’annientamento, alla morte dello spirito e perciò anche del corpo. Si scansa l’ortica per masticare cicuta.".

Per concludere:"L’albero delle lune" è un libro da leggere, una perla vera in mezzo alla straripante mediocrità della bigiotteria di basso costo.

Rosalba Satta Ceriale

( da "L’Ortobene")

 

Pina Vicario