LA SCUOLA CHE MI PIACEREBBE

 

di

ROSALBA SATTA CERIALE

 

 

Gabriele Levi, nel suo "Un professore quasi perfetto" ricorda, fra le altre cose, che è "necessario diffidare di chi, con la voce in falsetto delle streghe, difende la scuola: la reclamizza ma senza guardarla".

Infatti , se si volesse e/o sapesse guardare con occhi attenti ed interessati sempre, per promuovere e sviluppare atteggiamenti positivi, per costruire sul serio…non sarebbe necessario difenderla ma potenziarla, nella ricerca-scoperta di nuove e più efficaci strategie per arrivare all’alunno sempre meglio.

Non a caso si sottolinea da più parti che il grado di civiltà di un paese si misura dalla qualità della sua scuola.

I docenti più attenti sono consapevoli del fatto che, prima di parlare e operare , in modo più o meno incisivo, all’ interno del pianeta scuola e, più specificatamente, all’ interno delle classi,è indispensabile investirsi della posizione di chi sta dall’altra parte e avere il coraggio di domandarsi:

"A me alunno quale scuola piacerebbe?"

Io me lo domando anche adesso.

Non certamente una scuola trasmissiva…quella che tanti, troppi di noi hanno vissuto, o meglio, subito. Era una scuola triste, in bianco e nero.Era una scuola noiosa…che non naufragava solo perché, ogni tanto - grazie al cielo! - fra i vari visi professorali anonimi e terribilmente simili, facevano capolino un "lui" o una "lei" che era capace di dare quel colpo di timone che permetteva l’approdo.

A volte era possibile – ed era splendido!- anche un colpo d’ala che consentiva il volo , e che prendeva forza e vigore continuo da un rapporto insegnante-alunno basato sulla stima che, dando vita all’autostima, lievitava all’interno di un’oasi serena dove, a crescere e maturare erano le idee, la voglia di dire, di dare e di ascoltare. La voglia di "esserci"…nonostante il resto fosse zavorra e fermo al di là della cattedra.

Ecco…a me alunno piacerebbe che la serenità dell’ oasi non fosse l’eccezione ma la regola.

Ed è a questo tipo di scuola che i docenti più attenti guardano, nella consapevolezza che non è ,né sarà facile , mai , dare ad ogni momento del quotidiano scolastico la giusta pregnanza;

che non è, né sarà facile coinvolgere coloro che pensano sia sufficiente "dare" e non "invitare a prendere".

Ma è qui che, ogni anno , nasce la sfida, la scommessa : essere capaci, sempre , di rinnovarsi , condendo di aspettativa la crescita cognitivo-relazionale degli alunni , e diventare elemento di crisi e di disturbo per gli scettici e i ripetitivi.

Ma soprattutto è importante avere il coraggio di sgombrare il campo dagli equivoci, per essere capaci di dare la giusta ventata di ossigeno a questa nostra scuola che, ancora oggi, arranca e mortifica a dispetto delle apparenze.

Non basta, infatti , seguire alla lettera la nuova normativa; non è sufficiente rispettare le scadenze; serve poco dare vita, sulla carta , ad uno più o meno splendido piano dell’ offerta formativa (il POF può dare vita a un clamoroso FLOP! se è fatto solo di belle parole e di intenti e non di impegni).

Ciò che occorre - pare banale! - è riuscire a provare un quotidiano, salutare entusiasmo per il proprio lavoro.

Ciò che è importante è trasmetterlo…soprattutto agli alunni.

Ciò che è fondamentale è riuscire ad affermare, a gironata scolastica conclusa – non solo come alunno e insegnante, ma come persona – "Anche oggi ho percorso un altro tratto di strada.

Sono andato/a oltre.

Mi sento più forte e ne sono consapevole".

(da "L’Ortobene")