“Ho voluto metterla alla fine
questa dedica, perché tutto quello che precede, esattamente tutto, è stato
possibile dalla generosità, dall’intelligenza, dalla pazienza e soprattutto
dall’amore di Teresa.
Così una dedica si è trasformata nella logica conclusione di questo libro che,
anche se poca cosa, è interamente suo.
Lei lo ha scritto lasciandomi scorrazzare per il mondo, lasciando che togliessi
a lei, e a nostra figlia, tempo, dedizione, sostegno, e purtroppo anche amore.
Lei lo ha scritto, sopportando di non sentire mie notizie per mesi pur sapendomi
in zone di guerra, sobbarcandosi da sola l’educazione di una figlia e i cento
guai di una famiglia, aspettando i miei ritorni, ascoltando ogni volta le mie
preoccupazioni, coccolando i miei sogni e le mie follie. Senza mollarmi mai,
anche quando l’avrei capito cento volte.
Non sono mai stato capace di dirgliele di persona fino in fondo queste cose, per
lo stupido orgoglio che è sempre lì a proteggere la mia fragilità.
Ma vorrei che lei sapesse che in ogni momento di questi lunghi anni, anche
quando mi sentivo soddisfatto-indipendente-autonomo-realizzato, anche quando…
non ho mai smesso di sentire dentro un po’ di tristezza, tanta nostalgia, un
sacco di rimorsi.
Spesso mi sono sentito un ladro, un truffatore.
Avrei dovuto esserle vicino , darle amore e aiuto, partecipare i suoi problemi,
insomma: esserci.
E invece ero in giro a occuparmi di me e di gente strana, col turbante e con gli
occhi a mandorla , di bambini altrui, di sconosciuti che ho curato perché andava
fatto ma forse, innanzi tutto , per la mia personale soddisfazione.
A qualcuno sarà stato utile.
Che cosa io abbia guadagnato non lo so, so di certo che cosa ho perso.
Tornassi indietro, rifarei quasi tutto. Vorrei solo che al mio fianco, in ognuno
dei tanti luoghi pieni di sofferenza che ho visto, ci fosse sempre lei. A
consigliarmi, a impedirmi di sbagliare, a dividere con me momenti importanti,
che solo la sua presenza avrebbe potuto rendere irripetibili.
A Teresa.”
Termina con questa tenera dichiarazione d’amore alla moglie Teresa il libro di
Gino Strada “Pappagalli verdi” , pubblicato dalla Feltrinelli nel gennaio del
1999.
Quando ebbi occasione di leggerlo (era , forse, il mese di marzo del 1999) ,
più di una volta ritornai con lo sguardo e col cuore a quest’ultima pagina che
era - e rimarrà – la logica e poetica conclusione di un pezzo di vita raccontato
con il cervello e l’anima. Ricordo che pensai che solo chi è capace di grandi
sentimenti può tentare di realizzare grandi progetti e di coinvolgere sguardi
tersi e cuori in attesa.
Con quel libro scoprii l’esistenza di Emergency e insieme agli alunni di allora
“bussammo” alla porta di questa Associazione umanitaria per farne parte.
Scoprimmo un altro mondo fatto di gente bella. E ci organizzammo per dare il
nostro contributo non solo in denaro . Ciò che a noi pareva importante era
diffondere il messaggio di Emergency . E per parlarne in famiglia e non solo,
era necessario conoscere , informarsi, leggere e scrivere. Fu così che
“l’educazione alla solidarietà e alla pace” di e con Emergency diventò il fulcro
intorno al quale girava tutto il nostro “fare scuola” . Fu così che avemmo il
privilegio e il piacere immenso di conoscere Teresa e Gino .
Ci “ri-conoscemmo” immediatamente, per quella strana alchimia che accompagna e
favorisce nell’immediato la comunicazione di determinate persone e non di altre.
L’emozione che accompagnò il primo incontro rimase impressa non solo nei
pensieri degli alunni ma anche e soprattutto negli atteggiamenti di noi adulti e
dei bambini; atteggiamenti che il fotografo Ivo Pala riuscì a cogliere e
“conservare” in oltre un centinaio di scatti.
E’ un tesoro prezioso quello che ci portiamo appresso e nel cuore. E’ la
consapevolezza che nonostante i tempi bui è possibile continuare a credere che i
sogni possano avere gambe ed ali . E muscoli e cervello.
Le persone speciali - quelle capaci di riconciliarci con la vita – esistono.
Basta imparare a guardare oltre gli individualismi , gli egoismi e le bandiere .
Oltre le certezze di verità fabbricate ad arte per dividere e le paure diffuse
per rallentare il passo.
La serenità e il sorriso di Teresa nascevano dalla convinzione che ha senso
vivere – ed è bello vivere – solo quando si è capaci di porsi laicamente dalla
parte degli ultimi , delle vittime , degli oppressi , dei senza-voce.
La giusta indignazione di Teresa nasceva dal fatto che non esiste una guerra
giusta e che è doveroso impegnarsi quotidianamente per costruire un mondo dove
non ci sia spazio per nessun tipo di violenza o di abuso.
La forza di Teresa è tutta qui: nel suo dire e nel suo fare. Nel suo esserci
ancora sempre e comunque…perché nessun evento meteorologico riuscirà a
cancellare le orme – e la bellezza - lasciate nel suo cammino.
A Cecilia e a Gino un pensiero scritto da un autore del quale non ricordo il
nome . Pensiero che non lenisce la pena del distacco terreno ma che ,
all’occorrenza, riossigena l’anima e lubrifica il cuore :
“ Non piangere perché qualcosa finisce…Sorridi perché è accaduta…”.
Rosalba Satta
La visita di Gino e Teresa a Budoni
L'addio del popolo di Emergency, migliaia a Milano per Teresa Strada
di TERESA MONESTIROLI
da Repubblica del 6/7/2009
MILANO - Le magliette di Emergency scolorite dal tempo, segno di anni di
battaglia al suo fianco, e le bottigliette d'acqua distribuite dai volontari a
chi aspettava sotto il sole per l'ultimo saluto. Le rose gialle, gli
abbracci e le lacrime. Le frasi lasciate dalla gente comune e le parole
degli amici del mondo dello spettacolo. E più di diecimila
messaggi arrivati da tutto il mondo. Se n'è andata così Teresa Sarti
Strada, compagna di Gino Strada e presidente di Emergency da quindici
anni, scomparsa martedì scorso dopo
aver combattuto due anni contro la malattia. Se n'è andata con una
cerimonia laica all'Arena di Milano circondata dall'affetto di migliaia di
amici, almeno cinquemila, e dagli alberi che lei tanto amava e che avrebbe
voluto piantare ovunque per rendere più sostenibile la sofferenza e perché, come
ha detto lo scrittore Erri De Luca, "la bellezza ridà dignità alle persone".
Per l'ultimo saluto a Teresa - donna "forte e coraggiosa", "riservata",
"schietta e affidabile", per usare le parole scelte dagli amici, e "che non
credeva che la morte riservi un domani e proprio
questo rende necessaria la giustizia oggi" come ha detto il vicepresidente di
Emergency Carlo Garbagnati - la famiglia ha voluto un funerale aperto alla
città. Migliaia le persone che, dalle nove di ieri mattina fino alle cinque del
pomeriggio si sono messe in fila davanti alla spoglia camera ardente dove
spiccava solo la gigantografia della "Tere" con i suoi dolci occhi azzurri e la
folta chioma rossa. Gente comune mescolata a nomi noti come Massimo Moratti e la
moglie Milly, Fabio Fazio, Gino e Michele, Elio, Lella Costa, Vittorio Gregotti,
Filippo Penati e Emanuele Fiano.
Poi, alle cinque, è iniziata la cerimonia con la lettura di alcuni dei
tantissimi messaggi inviati al compagno Gino e alla figlia Cecilia.
Dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al sindaco di Milano Letizia
Moratti e agli ambasciatori dell'Afghanistan e del Sudan.
Parole piene d'affetto sono arrivate da Rita Levi Montalcini e dai detenuti
delle carceri, da Oscar Luigi Scalfaro e dai compagni di scuola. Ma i ricordi
più commoventi sono stati quelli degli amici più stretti e dei familiari che si
sono alternati sul palco allestito di fronte al Parco Sempione. Come quelli
della figlia Cecilia: "Non ho un
solo ricordo di mamma, ne ho troppi. Lei mi ha insegnato a fare la zuppa di
cipolle, che "qual è" si scrive senza apostrofo e ad ascoltare gli altri. E mi
ha spiegato cos'è la guerra leggendomi le poesie di Brecht".
E ancora le parole del compagno Gino che a Teresa ha detto: "Sono arrabbiato con
te, molto, troppo perché mi hai tolto la possibilità di restituirti almeno un
po' di quell'amore che mi hai dato in 40 anni. Apri gli occhi ancora una volta e
guarda quanto amore ti circonda ora". Un amore profondo, sincero, senza retorica
è arrivato da tutti quelli che hanno lavorato al suo fianco. L'amica Lella Costa
ha fatto fatica a leggere una poesia scritta per "una donna che ci ha insegnato
molto, anche se adesso avremmo voluto imparare meno ma tenerci la Tere".
Mentre Vauro ha sintetizzato il suo affetto in una bellissima vignetta che
recita così: "Papà ma tu l'hai vista la pace? Sì, era bella, forte e aveva una
splendida chioma di capelli rossi". Per Moni Ovadia Teresa era uno dei 36 saggi
della tradizione ebraica che "portano avanti il mondo quando ci sono le
sciagure. Queste persone hanno il raro dono dell'immediatezza umana e della
semplicità. Non so chi sono gli altri 35 ma certamente ora dovranno compensare
la sua assenza". Un'ora di interventi sotto il sole infuocato che si è conclusa
con un lungo applauso e la voce di Sting che cantava I still love you mentre i
volontari portavano via la bara.