"DISSERO CHE NON ERA GRAVE, MORI’ POCO DOPO"

 

Fotogrammi da un dramma che forse poteva essere evitato.

Ricordi che nessuna sentenza potrà mai cancellare dalla memoria del fratello e della fidanzata di Paolo Satta, l’impiegato delle ASL morto il 17 marzo di tre anni fa ( in circostanze ancora tutte da chiarire) nel Reparto di Medicina del San Francesco a causa di un’emorragia addominale.

Ieri mattina, alla ripresa del processo in Tribunale contro Mariano Scano, il medico del nosocomio nuorese finito alla sbarra con l’accusa di non aver fatto quanto avrebbe potuto e dovuto per salvare la vita dell’impiegato 44enne, è toccato a loro sedersi davanti al giudice e ricostruire quanto accadde quel maledetto 17 marzo. Ad iniziare da quando, nel pomeriggio, Paolo Satta si sentì male e venne accompagnato al San Francesco dai familiari. "Dal Pronto soccorso – ha spiegato al giudice il fratello della vittima, Luciano Satta – lo ricoverarono nel reparto di medicina.".

Qua il paziente venne visitato da un primo medico. La diagnosi era corretta : emorragia interna. Ma lo specialista comunicò ai familiari che non era necessario intervenire subito. "Ci disse- ha ricordato il teste – che sarebbero intervenuti la mattina seguente.". Alle 20 in reparto arrivò Mariano Scano per dare il cambio al collega. Attorno alle 21 i familiari di Satta lasciarono l’ospedale. "Il personale – ha proseguito il fratello dell’ impiegato – ci disse che era meglio andar via, che tanto per quella notte l’avrebbero tenuto in osservazione.". Alle 22 però arrivò una telefonata dalla Rianimazione, la tragedia si era consumata: "Ci comunicarono che Paolo era morto, eravamo andati via dall’ ospedale da mezz’ora.". Al termine della deposizione dei due testimoni ,il giudice ha aggiornato il processo al 21 maggio. Per quella data, tra le persone che verranno sentite dal giudice, ci sarà anche uno dei ricoverati che per poche ore divise la stanza dell’ ospedale con Satta.

M.Le.

(da "L’Unione Sarda" del 26 febbraio 2002)

 

...e cerco le parole
che non trovo.
Il pensiero di te
è musica non scritta.

 

Le mie poesie per te

di

Rosalba Satta Ceriale

 

 

IL DIO DI TUTTI

 

Il Dio di tutti chiama.

Il Dio di ognuno accoglie

…e sa di alba infinita

la nuova vita

grondante di tepore

e di voglia di cielo.

Dio

ai forti

regala tenerezza.

Agli ultimi

un porto

una carezza

e la gioia di esserci.

Il Dio di tutti accoglie

anche quando non chiama

…ma piange.

Culla il ramo spezzato

…e piange.

Ed io piango con lui.

Dio sa

quanta miseria umana

quanta arroganza

e quanta indifferenza

maligna quanto l’odio

cerchi comodo appiglio

nel Suo nome.

Dio sa

…e Dio non scorda!

Paolo

figlio e fratello amato

ti do adesso l’abbraccio

che ci è stato negato.

Mi porto appresso

la tanta tenerezza

la dolcezza

l’amore per Silvestra

e il sorriso di sempre…

Il Dio di tutti accoglie

anche quando non chiama

…ma piange.

Culla il ramo spezzato

…e piange.

E grida il cuore mio!

Urla!

Ti chiama…

Ho un macigno di spine

che fa male.

Il Dio di tutti accoglie

anche quando non chiama

…e sa di alba infinita

la nuova vita

grondante di tepore

e di voglia di cielo.

 

"Paolo visto da Roberto"

 

 

SEI QUI

 

…e tutto

intorno a me

parla e racconta.

Ci sei…

la tua presenza è qui.

E’ qui

il darmi la tua mano

quando il passo era incerto.

E’ qui

con il mare nemico

la tua voglia di approdo.

E’ qui

la tua dolcezza

…il tuo venirmi incontro

con un bacio leggero.

E’ qui

il tuo canto

nelle notti d’estate.

La tua immane fatica

per salite infinite .

La tua fresca risata.

La tua eterna insalata

di cavolo e limone.

E’ qui

La tua voglia di dire.

E di ascoltare.

E’ qui

ancora intatta

la tua favola bella:

la tua storia d’amore.

Tanto della tua vita

è qui…

Ora

presente più che mai

sei dentro i sogno miei

col diritto dei buoni .

Mi tieni compagnia

e mi sorridi ancora…

E tutto

intorno a me

parla e racconta.

( La tua assenza

sarebbe un’onda d’urto.

Annegherei… )

Chi semina dolcezze

-e tu, Paolo carissimo, l’ hai fatto-

raccoglie meraviglie

e regala stupore.

E sparge

a piene mani

ancora e sempre

tenerezza e amore .

 

 

Paolo e il suo migliore amico Cesare

 

…E SOGNO.

 

(Acrostico)

 

Prendevi in mano la vita

Accarezzando il volo dei pensieri…

Ogni attimo vissuto e assaporato

Lascia, nel ventre dell’anima,

Orme calde di luce…ossigeno del cuore!

Saremo sempre insieme.

Andremo, e siamo, oltre il visibile.

Tu ed io…noi e gli altri

Teneramente avvolti in momenti vissuti.

Ascolto,adesso, l’alito fresco dei ricordi…e sogno!

 

 

DUE ANNI FA LA MORTE DI PAOLO SATTA PROVOCATA DA UN’EMORRAGIA

MEDICO A GIUDIZIO PER OMICIDIO COLPOSO

COMINCIA OGGI IL PROCESSO IN TRIBUNALE

 

NUORO. Si apre stamane il processo a carico di un medico dell’ospedale civile "San Francesco" che deve rispondere dell’accusa di omicidio colposo. Sul banco degli imputati un medico del reparto di Medicina, Mariano Scano, accusato di aver provocato la morte di un impiegato della stessa ASL, Paolo Satta, di 44 anni. Un altro medico del San Francesco, Andrea Demetrio Pisanu, era stato invece prosciolto dal giudice per le udienze preliminari. Il fatto risale al 17 marzo del 1999 quando Paolo Satta era stato portato al pronto soccorso in preda a fortissimi dolori in diverse parti del corpo e in grave stato anemico. La situazione era apparsa subito grave ai medici del pronto soccorso che avevano ordinato il trasferimento nel reparto di Medicina. Erano le 18,40 e, secondo l’accusa, a quel punto nel reparto non tutto aveva marciato secondo le normali procedure. Una devastante emorragia allo stomaco aveva fatto calare tutti valori vitali ma, secondo l’accusa, la risposta dei medici non era stata adeguata. Durissimi i periti incaricati dalla Procura della Repubblica di Nuoro ( che, va ricordato, è comunque un giudizio di parte ) secondo i quali il comportamento dei medici nell’occasione era atato "censurabile e inaguato al quadro clinico presentato, sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico". " La scienza medica impone un trattamento di emergenza – si legge ancora nella perizia – il solo che può evitare la morte del paziente ( reinfusione urgente della perdita ematica sia quantitativa che qualitativa, oltre che, naturalmente, nel cercare di arrestare la fonte emorragica )".

Invece, secondo l’accusa , i medici si limitarono a ordinare una flebo di soluzione fisiologica e solo alle 22,15 venne effettuata una trasfusione. Solo che il decesso di Paolo Satta sarebbe avvenuto alle 22.

Accuse gravissime, quelle mosse dai periti del PM, che adesso dovranno essere valutate dai giudici. (p.s.)

 

( da "La Nuova Sardegna" del 19 giugno 2001)

 

Paolo e Gianbattista

 

IL GIURAMENTO INFRANTO*

 

Pensavo fossi

tra mani esperte

e sguardi attenti.

Pensavo

ad un’ansia sopita.

Ad un porto sicuro.

Nell’approdo raggiunto

il tuo corpo

che urlava sofferenza

ha trovato

la fredda noncuranza

la tetra negligenza

l’assenza

e poi…il buio più profondo.

Pensavo fossi

tra mani esperte

e sguardi attenti.

Gli sguardi

erano assenti,

I passi fermi.

Le mani

lorde di indifferenza

…ne sento ancora il tanfo!

E vedo

lo squallore ed il dolo

di un giuramento infranto.

E adesso la mia vita

sa di pianto…

*(giuramento = giuramento di Ippocrate)

 

PAPPAGALLI VERDI *

 

 

Ancora un libro…

A lettura finita l’ ho abbracciato.

Come sempre

al primo incontro

te ne avrei parlato.

Adesso

che l’ hai letto insieme a me

il silenzio si veste

di emozioni immediate.

E penso…

Lui * si

che ti avrebbe salvato!

Di certo

non ti avrebbe abbandonato!

E rincorro un pensiero

che mi attanaglia

e mi tormenta il cuore:

quando l’indifferenza vive

chi soffre…muore

*("Pappagalli verdi:cronaca di un chirurgo di guerra" di Gino Strada Ed. Feltrinelli)

(Lui= Gino Strada)

 

Paolo , 1965

 

 

"Ricordo che i familiari gli asciugavano il sudore"

 

Con la sfilata degli ultimi testi dell’accusa è ripreso ieri mattina in Tribunale il processo per la morte dell’impiegato dell’Asl Paolo Satta, avvenuta il 17 marzo di tre anni fa ( in circostanze ancora tutte da chiarire) nel reparto di Medicina del San Francesco a causa di un’emorragia addominale. Alla sbarra è finito Mariano Scano ( difeso dagli avvocati Mario Lai e Pasquale Ramazzotti), il medico che era di turno quella tragica notte in reparto. L’accusa nei suoi confronti è quella di omicidio colposo, secondo il pm Maria Grazia Passanisi infatti non avrebbe fatto quanto poteva e doveva per salvare la vita dell’impiegato 44enne ( i cui familiari si sono costituiti parte civile con gli avvocati Basilio Brodu e Pierangelo Trudda). All’udienza di ieri hanno deposto due cognate del povero Satta, Maria Sabina e Maddalena Cadoni e un paziente che divideva la stessa stanza con Satta. Particolarmente toccante la testimonianza delle due donne, che hanno ricordato lo stato di sofferenza in cui si trovava il loro congiunto ma soprattutto il fatto che durante tutta la nottata al suo capezzale non si avvicinò alcun medico. Da brividi anche l’immagine ripescata dai ricordi da Gesuino Roych, ricoverato nel lettino accanto a Satta. "Lui sudava e i familiari lo accudirono per tutta la notte – ha detto al giudice l’uomo- bagnandogli la fronte con l’acqua di una bacinella". Al termine delle deposizioni il processo è stato aggiornato al prossimo due luglio.

(da "L’Unione Sarda" del 22 maggio 2002)

 

 

 Paolo Satta

 

SEI SALVO

 

La mia finestra è aperta

al risveglio di un giorno

che nasce insieme a te.

Si riempie del tuo incanto

il mattino che viene.

La tua presenza

leggera e intensa

segna il tempo

e accarezza il mio viso

la tua voce dolcissima.

Qui

tu sei salvo…

 

 

NON E’ UN ADDIO

Paolo , Piero Marras e Ignazio Corrias

 

Non è un addio il nostro.

A separarsi

sono i cuori

perennemente muti.

O morti.

Chi respira non muore

…e il mio respiro è il tuo.

Il respiro dell’anima

è immortale.

E’ fatto di colori

gesti

suoni…

E’ fatto di pensieri con le ali.

Di musiche infinite.

Di infiniti risvegli .

Di sussurri.

Di abbracci di parole.

La nostra tela è solo terminata.

La sua bellezza è intatta…

 

 

…E ACCOMPAGNA IL MIO PASSO.

 

 

…e accompagna il mio passo

un silenzio che urla

attimi intensi.

C’è dentro

la tua arsura di vita.

Il tuo viso.

Il tuo sorriso.

Il tuo canto di sempre.

Sei dentro il cuore mio.

Dentro il mio cielo.

Sei…il mio pensiero in fiore.

Il mio profumo.

 

 

L’ONDA CALDA DI IERI.

 

Raccolgo

giorno dopo giorno

ora dopo ora

istante dopo istante

i momenti

-e son tanti -

che sono solo nostri

…e li accarezzo piano.

Nell’uscio dei ricordi

lo sguardo si disseta

e si ristora il cuore.

Ho voglia di adagiarmi…

Di assaporare a lungo

l’onda calda di ieri

che oggi

tinge di cielo terso il mio presente.

Quando il respiro arranca

ed il mio passo è incerto

e la fede traballa

e la voglia di cedere mi prende

… stringimi forte!

Nell’uscio dei ricordi

giunge solo il sorriso

ed il viso

di chi ti vuole bene…

 

 

ABBRACCIAMI PIU’ FORTE

 

Accanto alla tua foto

i semprevivi

hanno il giallo di sempre.

Così

la tua presenza

ha il calore di ieri.

Con gli occhi chiusi

riprendo

dal libro della vita

i momenti vissuti insieme a te.

Sono…battiti d’ali!

Sono verdi fondali.

Orizzonti distesi.

Incontro di colori.

C’è una pagina azzurra…

Cos’è stato?

Qualcuno dice che Dio ti ha regalato

un pezzo del Suo cielo…

Abbracciami più forte

Paolo amato!

Tu

che mi avvolgi ogni giorno

nel tuo canto.

Tu

che non ci hai mai lasciato.

Tu

che hai sempre tappezzato

di dolcezza infinita

il mio cammino…

 

 

RISVEGLIO

 

 

Il mattino pone sempre

le tue dita nel mio cuore.

E così fa la sera.

E della notte

gravida di sogni

il risveglio

mi regala il tuo sorriso…

E’ musica il ricordo.

Adesso che mi cammini dentro

ho piedi saldi e sguardo attento

…potrei scalare il cielo!

Ma quanto male al cuore

quanto freddo mi assale

quando vorrei sedermi

accanto a te

per starti ad ascoltare…

 

 

ANGOSCIA

 

 

I lividi dell’anima

hanno il freddo del nero.

E nera e fredda

è l’angoscia

che morde

risucchia e graffia.

Il mio cammino è stanco…

Ti sei portato via

il colore più caldo.

 

 

7 dicembre 2000

 

 

Mi accarezzi la mano…

Anche oggi sei qui .

Ti sento accanto .

Teneramente

abbracci il mio dolore…

Per te e con te

affronto la tempesta .

Oggi il vento è rabbioso

lancia cocci di vetro in fondo al cuore.

Odora di letame l’ingiustizia e l’inganno!

 

 

(Acrostico)

 

17 Marzo 2001

 

 

Passano gli anni…due.

Ancorata a un turbinio di luce

Osservo il mio presente.

Là, dove c’eri tu ,

Ora c’è il cielo…terso.

 

Sorride il giorno nuovo al nostro incontro.

Abbiamo un sogno chiaro

Teneramente vero

Testardamente puro

Avvinghiato all’azzurro!

 

 

Non sei volato via…

 

Non sei volato via…

Sei solo andato

più libero del vento

ad imbrigliare il tempo.

E il tempo

lentamente si è fermato

…e colora di brezza il mio cammino.

La ginestra

mi tiene compagnia.

Il gelsomino bianco

mi manda il suo profumo

e mi accarezza…

Ho sentito il tuo passo.

Sei tornato!

 

 

…e ci incontriamo ancora.

 

Sempre, nel sogno,

io ti accarezzo piano.

Sei proprio come ieri !

Teneramente vero

e più bello

di una favola bella.

Adesso i nostri incontri

profumano di cielo.

Adesso volo

…e in alto

lascio che i miei pensieri

s’impregnino d’azzurro

e di speranza.

 

La mia carezza in più.

 

Fuori

rumori e freddo

ed un vento rabbioso

che combatte una guerra che non c’è.

Nel caldo abbraccio del camino

conto i ricordi.

Fa bene al cuore

attraversare vie percorse ieri

vagando nella luce.

Accarezzo un passato intriso di tepore.

Accarezzo il tuo viso.

Il sorriso di allora.

La tua voglia di favola.

La tua musica

…fresca di primavera.

Io mi sentivo forte accanto a te

che eri e sei

la mia carezza in più.

La voglia di volare.

Di andare e ritornare.

L’approdo.

 

 

Canta e preca

 

(A fuzu meu Paulu)

 

Canta e preca, fizu meu,

chi sas naccaras sun d’oro.

Canta, ajò, fizu t’adoro.

Cantu? L’ischit solu Deu(s).

 

Unu cantu armoniosu

prenu ’e durche melodia.

Unu cantu, ma chi siat

beneittu, prenu  ’e gosu.

 

Unu cantu chin s’ispera

chi juchimus intro ’e coro.

Non ticch’andes, chi t’adoro:

ponzo fattu a sa chimera.

 

Sos impinnos d’una die

sicche bortan tottu in prantu.

Fizu meu in Campusantu…

Commo dego pesso a chie?!

 

Rosinzolu solitariu

chi cantabas notte e die,

fis sa pache , intende a mie,

commo tottu m’est contrariu.

 

Commo, fizu, cada cosa

mi si ponet de rucrades.

Sos amicos e-i sos frades

sun che “petalos” de rosa.

 

Unu pore sos amicos

chi t’han prantu a discossolu.

Canta! Ajo! Picca su bolu

tra sos pintos prus anticos.

 

Canta! Ajò, sa luche issoro

nos allughet sas ideas.

Custas penas sun sas meas

chi mi brusian mente e coro.

 

…custas penas, custu anneu…

custu cantu armoniosu.

Canta, fizu , fis dizzosu,

fis felize, coro meu.

 

Canta! Seca sa cadena

chin sas alas de s’ammentu.

Pone amore e sentimentu.

Canta, ajo! Da b’est sa bena.

 

   Babbu